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Riciclo obbligatorio degli impianti fotovoltaici

La strada per rendere l’energia rinnovabile davvero ecologica.
Siamo così abituati a pensare ai pannelli fotovoltaici come a qualcosa di ecologico, ad impatto zero sull’ambiente che probabilmente solo pochi di noi si sono soffermati a riflettere almeno una volta sul loro potenziale inquinante nel momento in cui divengono inutilizzabili perché giunti al termine della loro vita produttiva (circa 25 anni dopo la loro istallazione).
Basta invece pensare al loro contenuto di silicio, ma soprattutto di cadmio e tellurio, questi ultimi due elementi altamente inquinanti, per rendersi conto della urgente necessità di implementare un sistema di smaltimento di tali impianti che rispetti l’ambiente per evitare che l’energia rinnovabile non sia più così verde come tutti noi auspichiamo.
L’entità del problema del riciclaggio dei pannelli solari non più utilizzabili può essere quantificata pensando al numero di impianti attualmente operanti in Italia che ha raggiunto all’inizio dell’anno in corso le 330.000 unità, numero che rappresenta, come sottolinea Daniele Bonato direttore di ReMedia uno dei consorzi che si occupano in Italia di smaltimento e riciclaggio degli impianti di questo tipo, un incremento che in percentuale rappresenta il 450% negli ultimi due anni. La quantità di impianti operativi sul territorio del nostro paese ha fatto si che l’Italia si sia posta come lo stato mondiale con la più alta potenza di entrata in esercizio lo scorso anno.
Il numero di impianti fotovoltaici, per nostra fortuna, è destinato, nel futuro, ad aumentare, sia per le politiche incentivanti del governo italiano, sia per il risparmio sul costo dell’energia che gli impianti alternativi offrono, ma anche per la maggiore sensibilità raggiunta sulle tematiche ambientali da parte di semplici cittadini e governi.
Per risolvere questo problema, in Italia, i pannelli solari sono stati di recente inseriti nella direttiva europea relativa al Raee acronimo di Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, la stessa che si occupa, per intenderci, dello smaltimento degli elettrodomestici e degli apparecchi elettronici. Con tale provvedimento le aziende sono obbligate, entro la fine del giugno di quest’anno, a far parte di consorzi o sistemi di altro tipo, finalizzati al riciclaggio dei pannelli fotovoltaici.
Il Governo italiano, da parte sua, ha aderito alle indicazioni fornite dall’Europa che ha richiesto ai produttori di fornire agli acquirenti di impianti fotovoltaici garanzie sul loro riciclaggio a fine vita produttiva, pena l’esclusione dal sistema di incentivi previsti per gli impianti ad energia solare. Il riciclo degli impianti fotovoltaici non costituisce un importante vantaggio solo in termini ambientali, ma anche in quelli economici, nel senso che gli elementi riciclati dagli impianti smaltiti possono essere, almeno in parte, riutilizzati nella produzione di nuovi impianti.
Questo vantaggio è stato colto dalle aziende produttrici di impianti già prima dell’obbligo imposto dall’introduzione e dal raccoglimento delle direttive europee. Infatti, molte aziende produttrici in tutta Europa, hanno aderito al Pv Cycle, un consorzio nato già nel 2007, con l’intenzione di riciclare, reimpiegandoli, i materiali impiegati nella costruzione degli impianti fotovoltaici.
Il modello Pv Cycle europeo, si è dimostrato vincente sia nella riduzione dei costi di produzione, sia relativamente al risparmio delle materie prime necessarie alla costruzione degli impianti fotovoltaici, materie comunque limitate e quindi esauribili nel tempo. Inoltre in tal modo il fotovoltaico diviene davvero un modello energetico ad impatto zero che risolve le esigenze energetiche delle generazioni odierne senza gravare in termini di inquinamento e di esaurimento delle materie prime sulle generazioni successive, come purtroppo si è spesso verificato con altre fonti di energia.
Il modello europeo, si è dimostrato, come già accennato, talmente vincente, da essere guardato con interesse da grandi potenze economiche ed industriali, quali sono gli Stati Uniti e il Giappone.

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