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Design ed ecologia, la bella storia della docce solari

Docce solari per il giardino? Che idea!

Chiunque abbia consuetudine con qualche tipo di piscine sa che fuori da esse non può mancare una doccia per lavarsi una volta usciti dalla vasca. Questi oggetti non sono perlopiù considerati qualcosa di notevole o degno di interesse, anzi, di solito sono associati con ricordi negativi: l’acqua fredda e la struttura che, a livello estetico, è spesso senza infamia e senza lode.
Probabilmente in futuro il ricordo associato a questi prodotti sarà diverso. Ci troviamo infatti davanti ad un periodo di ammodernamento consistente di queste strutture. Da un lato la spinta ecologica della nostra società (nonchè il prezzo crescente dell’energia) ha promosso consumi alternativi, come quelli alimentati dall’energia del sole: è il caso delle docce solari. Dall’altro lato il design, che è elemento sempre più centrale e riconosciuto nella nostra società, ha invaso anche questo campo, tutto sommato anonimo in precedenza. Questa invasione ha prodotto una innovazione in forme, colori e materiali delle docce da piscina (o da giardino).
Riguardo alle docce solari si tratta dell’applicazione di un sistema di sfruttamento dell’energia solare termica, già ampiamente collaudato da anni, in un settore nuovo o impensato. Considerando che una doccia per piscina è solitamente utilizzata d’estate e di giorno, è facile accumulare all’interno di un serbatoio l’acqua calda necessaria ad un lavaggio. Perché, dunque, si sarà chiesto l’ideatore di questo prodotto, sprecare energia che si paga a caro prezzo per scaldare dell’acqua che sarebbe tranquillamente riscaldabile dal sole?
Oltre a considerazioni di carattere economico, è evidente che l’interesse verso questi prodotti alternativi derivi anche in parte da una rinnovata coscienza ambientale che si è fatta e si sta facendo largo in questi anni: il risparmio di energia e dei combustibili fossili che ne sono la principale fonte, è un valore che ormai molti considerano nelle loro scelte di consumo.
Nelle scelte d’acquisto, però, intervengono e probabilmente sono sovrastanti, considerazioni di tipo estetico, legate alla bellezza dei prodotti e allo status symbol che questi convogliano. In questa direzione si sono mosse molte aziende, come Myyour con la sua linea di docce ad alto design Dyno. Sembra che oggi, più che in altre epoche, sia necessario donare un’identità di design ben definita ad ogni oggetto, anche e soprattutto a quelli di uso quotidiano che prima erano un po’ trascurati dal punto di vista del design.
Comunque si giudichi questa tendenza ( i critici non mancano di certo), non si tratta di qualcosa che si possa impunemente ignorare. Si tratta piuttosto di un elemento imprescindibile per il successo di un prodotto, che, per essere appetibile dev’essere non solo robusto e funzionale ma anche bello, piacevole e “buono”. In un certo senso si potrebbe parlare di una ripresa del famoso e antico concetto greco di “bello e buono”. Siamo dunque di fornte ad un cambiamento della scoietà nei suoi gusti e nei suoi orientamenti che viene seguito, se non addirittura guidato, dall’industria con le sue produzioni, cercando di far coincidere il prodotto ricercato e il prodotto di massa, schiacciando il secondo sul primo senza alterarne la qualità. Forse arriveremo a parlare di una ridefinizione totale del concetto di qualità, che non verrà più associato al concetto di elitismo.

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