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25 Novembre 2015 “bon’t worry – noi possiamo”

La bon’t worry – noi possiamo il 25 novembre 2015, in occasione della giornata mondiale contro l’abuso delle donne è orgogliosa di indire il primo convegno “NOI POSSIAMO” che si terrà presso il Devero Hotel di Cavenago di Brianza (MB) alle ore 16,30.

Un evento fortemente voluto dalla presidente fondatrice, che in prima persona è stata vittima di tali violenze. Il convegno è indetto per sensibilizzare le donne vittime di abusi e per veicolare il messaggio “non aver paura di parlare” che nella “bon’t worry”, che sta attivando in questi giorni un numero verde, troverà una voce amica pronta a sostenerle con ogni mezzo morale, ma soprattutto materiale e legale.

Durante l’evento verranno ringraziate per il loro operato l’arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza sempre pronti a schierarsi a difesa delle donne, oltre ad aver già consegnato una targa di ringraziamento per il loro operato al corpo della Polizia di Stato il 6 marzo 2015 a Roma .
Inoltre, per il particolare operato verranno eletti soci onorari alcune personalità italiane ed internazionali.

“Non bisogna morire per essere ascoltate” è questo lo spirito che anima tutti gli aderenti all’associazione che ad oggi annovera 30 casi di aiuti psicologici o di altra natura con apprezzamenti dal mondo politico sull’operato dell’associazione. Autorità locali nella persona del sindaco di Arcore Colombo Rosalba Piera, hanno inoltre apprezzato alcune future iniziative palesate in forma privata l’interesse si è poi ampliato anche a livello regionale nella persona del capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo, del consigliere Ennio Castiglioni e alcuni importanti personaggi del panorama politico nazionale italiano.

La filosofia alla base dell’associazione ha oltrepassato i confini nazionali giungendo in Spagna e USA, dove l’associazione ad oggi può contare influenti supporters.

“Bon’t worry” è stata fondata 2015 da Bo Guerreschi dopo la pubblicazione del suo libro sui maltrattamenti dal suo ex – marito negli ultimi 10 anni. Nel libro
analizza la società intesa come fraintendimento della tipologia di reati collegati al femminicidio e la visione ormai scontata che succeda nella quotidianità. In Italia, ad esempio, le forze dell’ordine non possono per procedura (modifica cod. Rocco/Pisapia) intervenire nell’immediatezza a tutela della vittima a meno che non ci sia un chiaro segno di violenza, soprattutto fisico, Pertanto, molte volte le vittime per colpa della burocrazia giudiziaria, non vengono salvate.

Bo vuole aiutare queste donne, cercando di proteggerle prima che il “ sangue” diventi la forza dell’intervento giudiziario. Vuole dare loro l’aiuto di cui hanno bisogno da psicologi, avvocati, casa famiglie che lei definisce le case di “Hansel e Gretel” (riprendendo l’infanticidio nel medioevo), la tutela effettiva dei loro figli e dei famigliari coinvolti o a rischio. L’evoluzione dell’organizzazione si è avuta grazie al suo libro e un forte interesse generale per l’argomento da molte donne, e degli uomini che comprendono e lottano con Bo per un cambiamento repentino come Giustizia e nei confronti dell’ignoranza sociale. Il punto centrale per la “ bon’tworry” è “azione = reazione” non cadaveri e determinazione su territorio.

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