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La chiromanzia una antica arte per pochi eletti,articolo di approfondimento a cura di Omar Tromp

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La chiromanzia è l’arte di determinare il carattere e spesso anche il fato e il futuro di un uomo dalle linee e da altri segni del palmo della mano e delle dita, e fu una delle arti mantiche che si svilupparono nel Vicino Oriente, sembra nel periodo ellenistico. Non sono giunte fino a noi fonti chiromantiche di quest’epoca, in greco o in latino, benché si sappia che esistettero. La chiromanzia si diffuse in una forma molto più vasta, nella letteratura araba medievale e greco-bizantina, da cui passò nella cultura latina. Sembra che fin dall’inizio esistessero due tradizioni. La prima collegava la chiromanzia all’astrologia, e quindi produceva una cornice semisistematica per i suoi riferimenti e le sue predizioni. La seconda non era affatto connessa all’astrologia bensì all’intuizione, i cui principi metodologici non sono chiari. Nel Medioevo i chiromanti cristiani trovarono una base scritturale in Giobbe XXVII,7: Egli sigilla la mano di ogni uomo, affinché tutti gli uomini possano conoscere la sua opera, che potrebbe venire interpretata nel senso che le impronte della mano sono state fatte da Dio a fini chiromantici. Il versetto viene citato nella tradizione giudaica solo a partire dal XVI secolo. 

La chiromanzia appare per la prima volta nel Giudaismo negli ambienti del misticismo della Merkavah. I frammenti della loro letteratura includono un capitolo, intitolato Hakkarat Panim le-Rabbi Yishma el, scritto in ebraico mishnaico e protomidrashico. Questo capitolo è la più antica fonte letteraria della chiromanzia che sia stata scoperta sinora. E comprensibile solo parzialmente, perché è basata su simboli e allusioni ancora oscuri, ma non ha alcun legame con il metodo astrologico. Usa il termine sirtutim per indicare le linee della mano. Una traduzione tedesca del capitolo è stata pubblicata da G. Scholem. Un altro frammento dello stesso periodo, scoperto nella Genizah, presenta già un misto tra astrologia, chiromanzia e fisiognomica. Da un responsum di Hai Gaon (Ozar ha-Ge’onim sul trattato Hagizah, sezione responsa, p.12) appare chiaro che i mistici della Merkabah usavano la chiromanzia e la fisiognomica ellenistica per accertare se un uomo era degno di ricevere l’insegnamento esoterico. 

Essi citavano, come convalida scritturale di queste scienze, Genesi V,1-2: Questo è il libro delle generazioni dell’uomo, (l’ebraico Toledot veniva interpretato nel senso di il libro del carattere e del fato dell’uomo) e sull’altro versetto, Egli li creò maschio e femmina, il che implica che la predizione chiromantica varia secondo il sesso: la mano destra è il fattore determinante per il maschio, la sinistra per la femmina. 

A parte il capitolo menzionato più sopra, per un lungo periodo circolò, nello ambiente cabalista europeo, un numero rilevante di traduzioni di una fonte chiromantica araba non ancora identificata, Re’iyyat ha-Yadayim le-Ehad me-Hakhmei Hodu (Letture delle mani, di un saggio indiano). Il saggio, nei manoscritti ebraici, è chiamato Nidarnar. Di questa fonte ci sono pervenute due traduzioni e vari adattamenti; e l’opera era conosciuta in ebraico non più tardi del XIII secolo. Uno degli adattamenti fu stampato con il titolo Sepher ha-Atidot nella raccolta Urim ve-Tummim (1700). Alla fine del XIII secolo, il cabalista Menahem Recanati aveva una copia del testo, interamente basato sui principi del metodo astrologico di chiromanzia che collega le linee principali del palmo e le varie parti della mano ai sette pianeti e alle loro influenze. L’autore conosceva già la terminologia chiromantica fondamentale comune nella letteratura non ebraica. La sua opera tratta non soltanto il significato delle linee, o harizim, ma anche delle otiyyot, cioè i vari segni della mano. 

Una testimonianza della tradizione chiromantica tra i primi cabalisti viene data da Asher Saul, fratello di Jacob Nazir, in Sepher ha-Minhagot (capitoli12-15): [al termine del Sabbath] essi usavano esaminare le linee del palmo delle mani, perché tramite le linee della mano i saggi conoscevano il fato di un uomo e le buone cose in serbo per lui. Nel manoscritto di Monaco 288 (foglio116 e seguenti) vi è un lungo trattato sulla chiromanzia, che si pretende basato su una rivelazione ricevuta da un hasid in Inghilterra nel XIII secolo. Non differisce per contenuto dalla chiromanzia astrologica in uso tra i cristiani contemporanei, e la terminologia è identica. Una mano con indicazioni chiromantiche si trova in un manoscritto ebraico del 1280 circa, proveniente dalla Francia, oggi al British Museum Add. 11639, fol. 115b. 

In varie parti dello Zohar vi sono passi, alcuni dei quali piuttosto lunghi, che trattano delle linee della mano e della fronte. Una disciplina specializzata era dedicata a quest’ultima; corrispondeva alla chiromanzia e nel Medioevo veniva chiamata metoposcopia. Due versioni diverse di questo argomento sono incluse nella porzione di Jethro e sono basate su Esodo XVIII,21, la prima nella parte principale dello Zohar (II,70a-77a) e la seconda come trattato indipendente, intitolato Raza de-Razin, stampato in colonne parallele alla prima, e continuato negli addenda alla seconda parte dello Zohar ( 272a 275a). Qui sono esaminate dettagliatamente le linee della fronte. Una terza esposizione, dedicata alle linee della mano, si trova in Zohar, II,77a-78a, e consiste di tre capitoli. 

La traduzione di questi fogli si trova nella sezione Qabalah/ Sepher ha Zohar 

Zeh Sepher – Il segreto dei Segreti 

Sebbene lo Zohar ponga in risalto il parallelo tra il movimento dei corpi celesti e la direzione delle linee della mano, l’influenza della chiromanzia astrologica non è evidente nei dettagli dell’esposizione, che dipende in modo oscuro da cinque lettere dell’alfabeto ebraico (r p s h z Resch, Phe, Samesch, Hé, Zain). Queste sono usate come simboli mistici, che in apparenza si riferiscono a tipi particolari di carattere. In un’ulteriore elaborazione della chiromanzia nel tikkun n.70 (verso la fine) dei Tikkunei Zohar, si stabilisce una relazione tra le linee della mano e della fronte di un uomo e le trasmigrazioni della sua anima. Un’interpretazione di queste pagine nella porzione di Jethro si trova in Or ha Hammah di Abraham Azulai: fu stampata separatamente sotto il titolo di Mahazeh Avraham (1800). Con il diffondersi della conoscenza dello Zohar, parecchi cabalisti cercarono di collegare la chiromanzia ai misteri della Qabalah, soprattutto Joseph ibn Sayyah, all’inizio del testo Even ha-Shoham, scritto a Gerusalemme nel 1538; e Israel Sarug in Limmudei Azilut. 

Ad iniziare dal XVI secolo furono stampati un gran numero di libri in ebraico che riassumevano la chiromanzia secondo fonti arabe, latine e tedesche; tuttavia, la chiromanzia cabalistica fu oggetto di un’attenzione marginale. 

Nei libri ebraici sulla chiromanzia astrologica alle principali linee della mano venivano dati i seguenti nomi: 

1) Kav ha-Hayyim, la linea della vita, latino linea saturnia; 

2) Kav ha-Hokhmah, la linea della sapienza, linea sapientiae; 

3) Kav ha-Shulhan, la linea della tavola, linea martialis; 

4) Kav ha-Mazzal, la linea del fato o Kav ha-Beri’ut la linea della salute, linea mercurii. 

L’espressione idiomatica che s’incontra nella letteratura più tarda, einenni be-kav ha-beri’ut (io non sono nella linea della salute), nel senso di non sono in buona salute, è derivata dalla chiromanzia.

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