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Il Web è un diritto costituzionale, se sei d’accordo mettici la firma
Il costituzionalista Stefano Rodotà, giurista ed ex Garante per la Privacy, sta lavorando all’ipotesi di inserire Internet, considerato quale diritto fondamentale dell’uomo, nella Costituzione italiana nata in un periodo in cui il web era ancora di là da venire. Nella giornata di ieri in occasione dell’Internet Governance Forum di Roma, Rodotà ha dato lettura del testo dell’Articolo 21 bis che recita «Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale». Si è quindi aperta una discussione e una simbolica raccolta di firme e se anche voi condividete l’idea che la Rete sia il più grande mezzo di comunicazione esistente, metteteci la firma. Nel caso invece foste del parere opposto, timorosi del “demone internet”, il vostro paladino in Parlamento potrebbe bene incarnarsi nella persona dell’On. Giorgio Jannone (Pdl) che nel solo mese di novembre ha presentato ben tre interrogazioni parlamentari alla Camera dei Deputati. Scrive Jannone «Internet e Facebook sono un’ossessione per queste persone, che diventano frettolose persino nel mangiare, inventando scuse continue per tornare al pc» e continua «L’astinenza da pc per chi ne fa uso compulsivo può innescare una sindrome depressiva. È necessario allora un intervento farmacologico. I social network tipo Facebook, vissuti nel modo sbagliato possono causare effetti collaterali». Quali sono le motivazioni che spingono Jannone non è dato sapere, è nota solo la posizione lavorativa dell’Onorevole: Presidente e Amministratore Delegato delle Cartiere Pigna Spa, insomma carta contro web.Redazione HOUSE LIVING AND BUSINESS
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Tags: art 21 bis della Costituzione, internet diritto costituzionale, Stefano Rodotà e Wired
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