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Dolore cronico: come funziona l’elettrostimolatore midollare

I dati trasmessi dagli screening clinici del Ministero della Salute confermano come la patologia del dolore cronico, ovvero una sintomatologia di fastidio puro e continuativo oltre i 6mesi di tempo, sia in costante ascesa facendo pendere l’ago della bilancia delle necessità verso quello che è oramai divenuto un obbligo di individuare un meccanismo di trattamento in modo del dolore con nuovi meccanismi: tra questi a spiccare per benefici e rischi a spiccare è l’elettrostimolatore midollare.
Si tratta di una tecnica basata sull’impianto di un modulatore d’impulsi, un congegno realizzato per recepire impulsi neuronali e rimodularne l’intensità al fine di re-inviarli sul medesimo canale d’invio – ovvero il sistema nervoso – per diverse funzioni: nel caso specifico del dolore cronico l’impianto di un elettrostimolatore midollare risulta particolarmente utile per la gestione del dolore nei pazienti cronici fornendo un sollievo diverso dalle attuali terapia basate principalmente su farmaci o fisioterapie poco risolutive. Il processo d’installazione non è esente da rischi, non è infatti un caso come l’area interessata per funzionare al meglio sia prossima al midollo spinale offrendo svariati rischi relativi gli errori umani, possibili perforazioni e danneggiamenti, insieme a tutta una serie di possibilità indirette come il sanguinamento e danni relativi l’aumento di pressione relativo quest ultimo.
Una volta collocati gli elettrocateteri, elementi periferici di connessione e funzionamento dell’elettrostimolatore midollare quest ultimo risulterà anche pronto per il funzionamento sebbene vi sia un processo di test al quale sottoporsi prima dell’impianto sottocutaneo definitivo allo scopo di valutarne e verificarne l’appropriatezza rispetto il singolo soggetto: la tecnica infatti, per quanto risolutiva e dagli ottimi outcomes clinici, risulta limitativa nell’ambito dell’applicabilità multipla e non a caso non tutti i soggetti sottoposti a trattamento manifestano le medesime risposte che, secondo protocollo, deve mostrare una riduzione del dolore percepito in maniera stabile per una soglia personale almeno del 50% per definirsi correttamente funzionante.
Una volta passata questa fase di verifica l’elettrostimolatore midollare può essere impiantato in modo definitivo a circa 2cm sotto la superficie cutanea dell’addome, nella porzione superiore dei glutei oppure nella regione sotto clavicolare restando in una spazio al sicuro da danni ed urti (anche rispetto i movimenti quotidiani) connesso ai cateteri partenti dall’area epidurale. La scelta consente di dimenticare persino la presenza dell’impianto focalizzandosi sulle attività quotidiane senza limitazioni di sorta, eccetto chiaramente quelle relativa la gestione dei canali di modulazione dell’impianto tramite un trasmettitore esterno facilmente regolabile per modificare la qualità della riduzione degli impulsi a seconda delle sensazioni avvertite.

Lo sviluppo ha ugualmente mostrato dei netti miglioramenti nell’ambito sia della collocazione anatomica sia della resa e della biocompatibilità del prodotto dinanzi una necessità e delle richieste, ovvero quelle dei pazienti, sempre più al passo della modifica degli stili di vita oltre che di una qualità di vita migliorata dall’elettrostimolatore midollare: tutti questi fattori illustrano ed indicano come il dispositivo rappresenti un notevole passo in avanti rispetto il trattamento del dolore, seppur con una procedura invasiva e non priva di rischi, rispetto l’utilizzo di tecniche alternative lesive in ambito metabolico e limitate dalla possibilità di sviluppare resistenza.

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