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Come battere la bassa produttività dell’Azienda Italia?

Con l’innovazione, Industry 4.0 e uno stato più efficiente ma anche imparando da imprese modello e best practise organizzative.
Analisi e proposte nel primo numero de “I Quaderni di Approfondimento” di Fondazione Ergo

Si parla spesso della bassa domanda interna e della necessità di farla crescere. La misura vera delle difficoltà di sviluppo dell’economia italiana tuttavia è data dalla deludente dinamica della produttività, deludente rispetto al passato e rispetto agli altri paesi europei. Lo studio condotto dalla Fondazione Ergo prende in rassegna le possibili cause della bassa produttività italiana – il cosiddetto “Morbo di Baumol” –, attraverso l’analisi delle ricerche condotte da Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Banca d’Italia, altre importanti istituzioni e vari economisti. Il Rapporto dell’Ocse, in particolare, evidenzia la necessità di migliorare le condizioni di fare impresa e le competenze e adeguarle alle esigenze del mondo del lavoro – stimando che una Pubblica amministrazione più efficiente porterebbe ad un aumento della produttività del lavoro pari all’1,3% e a un aumento della produttività totale dei fattori di 0,2 punti.

A fronte del basso livello di produttività in Italia, rispetto agli altri paesi europei (1995-2015: Italia +0,3%, Unione europea +1,6%) e delle sue numerose cause, il Quaderno del Centro Studi di Fondazione Ergo fornisce un’analisi articolata della dinamica della produttività in Italia:

1. La bassa produttività non è un fenomeno nuovo;
2. Il problema del basso livello di produttività non è legato all’introduzione dell’euro, è preesistente alla crisi economica del 2008;
3. Perché è importante analizzare le cause di questa bassa crescita?;
4. Le cause della bassa crescita in Italia;
5. I settori più produttivi – il settore manifatturiero è l’unico che abbia registrato sempre valori positivi della produttività del lavoro, grazie alla sua capacità di produrre ricchezza e occupazione;
6. Problemi di misurazione;
7. Invecchiamento della forza lavoro – a fronte di un aumento del 5% di lavoratori nella fascia di età 55-64 anni, corrisponde una perdita di produttività totale dei fattori compresa fra il 2 e il 4% e una perdita produttività del lavoro del 3%;
8. La flessibilità del lavoro che effetti può avere sulla produttività?;
9. La concorrenza della Cina è un driver di crescita della produttività;
10. Il contributo netto della demografia d’impresa è sempre positivo.

Una scarsa crescita della produttività comporta, tra l’altro, per l’industria italiana un aumento del costo del lavoro per unità di prodotto e quindi una perdita di competitività. Sono molteplici le cause della deludente dinamica della produttività in Italia, tra queste senza dubbio la ridotta dimensione delle imprese, la scarsa presenza in settori ad alta produttività, la modesta capacità di generare innovazione.

Alcuni spunti di politica economica: occorre una PA e una giustizia civile efficienti (la produttività media del lavoro, infatti, risulta essere più elevata nelle province dove c’è una maggiore efficienza della PA), occorre favorire la concorrenza (rimuovendo ostacoli di tipo normativo), occorre favorire l’accesso al credito, occorrono riforme strutturali, finanziarie, del lavoro e del mercato dei prodotti, occorre rimuovere le difficoltà di fare impresa, occorre migliorare le competenze e adeguarle alle esigenze del mondo del lavoro, occorre individuare imprese modello e best practice organizzative, occorre finanziare programmi per aiutare le aziende a identificare le competenze, occorre incoraggiare l’innovazione, occorre utilizzare in modo migliore fondi strutturali e di coesione dell’UE.

Uno degli obiettivi del Piano Nazionale Industria 4.0, presentato dal Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, vuole in effetti essere quello di favorire un cambiamento tecnologico e organizzativo delle imprese italiane che consenta di cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale. Questa è una delle sfide più importanti. Gli incentivi previsti per l’acquisto di nuovi macchinari e tecnologie digitali da soli non bastano però. E’ cruciale che le imprese cambino i modelli organizzativi, che formino il personale, che decentrino le decisioni per poter capitalizzare davvero sulle nuove tecnologie introdotte.

La Fondazione ERGO sotto questo profilo è già impegnata a sostenere anche le piccole e le medie imprese italiane nel loro sforzo di cambiamento organizzativo e strategico.

“Analisi della produttività” è il tema centrale del primo numero de “I Quaderni di approfondimento”, la nuova collana di Fondazione Ergo dedicata ad analizzare il panorama industriale italiano.

È possibile leggere e scaricare l’ Analisi della Produttività a questo link >> goo.gl/7Ru2vg

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