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L’evoluzione dei mezzi di locomozione meccanici

L’inizio dell’affascinante evoluzione dell’automobile risale al XIX secolo, anche se una data vera e propria è difficile da stabilire, in quanto altri mezzi di locomozione ideati precedentemente costituirono la base di partenza.
Addirittura già nel Rinascimento erano stati concepiti dei progetti di carri meccanici che avrebbero dovuto muoversi senza sfruttare la trazione animale. Tuttavia tali prototipi divennero realtà solo alla fine del XVIII secolo, a partire dal celebre carro di Cugnot, il cui propulsore era un motore a vapore a due cilindri, con una cilindrata di oltre 60.000 centimetri cubici. La potenza era notevole, visto che riusciva ad avanzare con quattro tonnellate di carico, però la sua corsa fu breve e lenta: durò infatti poco più di dieci minuti, senza superare i dieci chilometri orari. Inoltre era poco maneggevole e non frenava: fu così che il primo esemplare si schiantò contro un muro.
Il fenomeno dell’industrializzazione contribuì ad accelerare la diffusione dei mezzi di trasporto. In particolare in Inghilterra, dove tali processi si svilupparono maggiormente, già nel 1828 a Londra e Bath esistevano delle reti di autobus a vapore.
Risale invece al 1839 l’invenzione della prima vettura elettrica, realizzata da Robert Anderson in Scozia, mentre una ventina di anni più tardi, Étienne Lenoir in Belgio creò un modello alimentato a gas.
Il 1876 fu un altro anno da ricordare, in quanto venne prodotto il primo motore a quattro tempi dal tedesco Nikolaus August Otto.
Questo e altri cambiamenti epocali che ebbero luogo alla fine dell’Ottocento, permisero all’automobile di cominciare ad affermarsi come un’alternativa più vantaggiosa rispetto alla carrozza.
In questo periodo in Francia e Germania sorsero le prime fabbriche di automobili. Si ritiene infatti che la prima automobile di serie fu francese. La velocità non superava i sessanta chilometri orari e l’alimentazione consisteva in un intruglio fatto di carbone, carta e legno.
D’altronde il motore a benzina inizialmente non ebbe una larga diffusione e, ad esempio, il primo record certificato appartiene a un veicolo elettrico: venne stabilito nel 1898 dal francese Gaston de Chasseloup-Laubat, che toccò i 63,14 chilometri orari. Ma già l’anno dopo, Camille Jenatzy, sempre con una vettura elettrica, sfondò il muro dei centro orari.
In linea di massima si può considerare il periodo della prima guerra mondiale come quello in cui l’automobile a benzina ebbe il sopravvento sugli altri sistemi di alimentazione.
Nel 1913 Henry Ford rivoluzionò il concetto di fabbrica impostando la produzione sulla catena di montaggio. La diminuzione dei costi, resa possibile dall’aumento delle quantità, farà sì che le automobili si diffondano anche in ceti sociali che precedentemente non potevano permettersi l’acquisto.
La fine della seconda guerra mondiale, che consentì ai Paesi non più impegnati sul fronte bellico di concentrarsi sullo sviluppo industriale, portò in breve tempo sostanziali novità come gli pneumatici radiali e il motore a iniezione, che apparvero rispettivamente nel 1948 e nel 1951.
L’evoluzione degli ultimi decenni è stata invece stimolata soprattutto dall’esigenza di realizzare nuove tipologie di propulsori, che consentano di abbandonare o ridurre il consumo di carburanti fossili.

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