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I matrimoni gay in Italia: divieto assoluto per la Legge

In Italia la legge non prevede la possibilità per gli omosessuali di sposarsi, nemmeno in sede civile. Le coppie gay non possono quindi usufruire di alcune agevolazioni, come le case popolari, l’accesso allo stato di salute del partner o la pensione dell’altro. Nel corso degli anni molte associazioni per i diritti dei gay hanno chiesto il riconoscimento delle loro unioni, ma esso è sempre stato negato. Molte coppie si sono quindi recate all’estero per coronare il loro sogno d’amore, in Paesi come la Spagna o il Canada, dove gli omosessuali possono sposarsi. Al loro ritorno in Italia, però, il matrimonio non è stato riconosciuto, rendendo quindi inutile il viaggio. Nell’ottobre dello scorso anno il sindaco di Roma Ignazio Marino, molto sensibile al riguardo, ha proceduto con la trascrizione dei matrimoni contratti all’estero da alcune coppie gay. L’azione non ha avuto valore legale, ma ha dato un segnale molto forte all’opinione pubblica. Pochi giorni fa, nel gennaio 2015, il Comune ha inoltre approvato un’importante delibera: l’istituzione del Registro delle Unioni Civili. Potranno accedervi tutte le coppie di fatto, anche quelle eterosessuali. Questo permetterà loro di accedere ai servizi prima descritti. I due conviventi non devono essere parenti tra loro, né essere coniugati a terzi e devono convivere da almeno un anno. Nemmeno questo procedimento ha valore legale, viste anche le polemiche legate alla decisione del sindaco, che comunque non è stato il primo. In altre città italiane altri sindaci si sono schierati per i matrimoni gay. Ovviamente dalle associazioni cattoliche arriva una decisa opposizione a questa possibilità, poiché per la religione cristiana il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna, con unica finalità quella di concepire figli. Per questo stesso motivo essa vieta il sesso prima del matrimonio o l’uso del preservativo. Nonostante le aperture di Papa Francesco è lecito pensare che certi principi di base non cambieranno mai. Per sposarsi davvero, quindi, i gay devono partire e vivere in uno dei paesi che lo consentono: Francia, Inghilterra, Argentina, Brasile, Uruguay, Svezia e altri. In Italia questo ancora non è possibile, a causa della cultura cattolica generale. Per i matrimoni gay a Roma ci sarà quindi ancora da aspettare. Comunque il problema riguarda anche le coppie di fatto eterosessuali. Uomini e donne che convivono da una vita non vengono considerati come una coppia: in caso di decesso di uno dei due, l’altro non può accedere alla pensione, ad esempio. La richiesta del riconoscimento di questi diritti non viene quindi solo dalle varie associazioni di gay e lesbo, (come l’Arcigay), ma anche da milioni di coppie conviventi, che spesso hanno anche figli. Spesso si ricorre quindi al matrimonio come ad un modo per risolvere determinate mancanze e impossibilità e non come una scelta veramente sentita. Inoltre, fino a qualche decennio, i figli di conviventi venivano additati come figli illegittimi; qualche passo in avanti quindi è stato fatto, ma non basta.

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