No Banner to display

Article Marketing

article marketing & press release

Le liti sul Palinsesto Rai pagate dai contribuenti italiani. Federcontribuenti non ci sta!

La Rai è una azienda e come tale attenta, soprattutto, al bilancio e al guadagno.
Si dichiara Televisione di Stato, dice di offrire un servizio pubblico e come ogni altra – cosa pubblica – anche la Rai è vittima di manipolazione ed ingerenza da parte della classe politica italiana: essere al governo non significa guidare un Paese, ma, comandarlo.
Se guidato, il governo avrebbe maggiore attenzione e scrupolo verso i suoi elettori; da comandante, quale è questo fare politica, il governo oltrepassa le esigenze e i diritti dei suoi elettori poichè, dispone di ogni potere e di nessun controllo extra politico. Spesso sentiamo di fughe di professionisti dell’informazione dalla Rai: scappano denunciando indecenza nel condurre TG a fine propagandistico e censura intollerabile. Emigrano in canali più liberi e indipendenti, o, emigrano nei canali di opposizione? Quante volte avete sentito parlare di Rai uno, voce di destra, Rai Due voce moderata e Rai Tre di sinistra? Può un servizio pubblico subire tali divisioni ideologiche? Avete la sensazione che sia così? Su Rai Uno i soliti varietà rumorosi, costosi e di scarso contenuto intellettuale; su Rai Due, Santoro e Reality Show; su Rai Tre la Gabanelli, Berlinguer e Fazio con Litizzetto e Saviano. Oltre alla grande Storia, Documentari e un Giorno in Pretura. In questi giorni le polemiche di Santoro, lascia la Rai o raddoppia? Di giornata la lettera alla Rai di Fazio: – CARO Direttore, da oltre sei mesi ho dato la mia entusiastica adesione al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini che mi aveva proposto di proseguire “Che tempo che fa” per i prossimi tre anni così come di ritrovarmi sin da gennaio con Roberto Saviano per una nuova edizione di “Vieni via con me”. Da oltre sei mesi aspetto una decisione della Rai. Che cosa ha impedito o impedisce al precedente e all’attuale Direttore generale di rinnovare i contratti in scadenza di alcuni fra i protagonisti della tv pubblica? –
Sono giorni frenetici nei corridoi Rai: i vertici son divisi tra l’assicurare l’odiens che i vari Santoro, Fazio e Gabanelli ottengono e tra il censurare certe scottanti inchieste ed opinioni sane, ma opposte, al regime. Non si menziona affatto la professionalità, l’etica, il comportamento di questi esperti dell’informazione, queste voci fuori coro e controllo: il punto focale è l’odiens perchè la Rai è una azienda che punta al profitto con l’ordine di salvaguardare la classe politica . Una azienda con un numero incredibile di impiegati e dirigenti con uno stipendio da paura. Il vicepresidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella, in un momento dove tutta l’organizzazione è concentrata a fronteggiare l’emergenza sociale quale è Equitalia, trova tempo e voglia di intraprendere un’altra battaglia, che nuova non è, anzi, ma, sempre attuale: il canone Rai. Sarà anche divertente tifare per Santoro o Fazio, seguire le avvincenti vicende dei vertici Rai, le liti, gli strilli e le querele ma, volete davvero pagare per tutto questo?
Pagate circa 200 euro l’anno di canone Rai, un canone che altro non è che l”odiosa e contestatissima tassa di possessione, cosa possedete? Un televisore e se si volesse essere a norma di legge dovreste pagare un canone Rai per apparecchio televisivo che tenete in casa: se avete due televisori dovreste pagare 400 euro all’anno, se tre 600, ect.
Una tassa sul possesso è di per sé qualcosa di odioso e di anti democratico, poiché mina il diritto di ogni abitante di vivere dei comfort frutto del proprio lavoro quotidiano, vale a dire: se lavoro ogni santo giorno, chi ha il diritto di impormi cosa posso comprarmi o meno? Il televisore è un elettrodomestico come ogni altro, tassiamo anche il climatizzatore o l’arriccia capelli?
Nell’era del digitale terrestre questo canone Rai diventa ancor più ingiusto, in quanto, ogni cittadino è libero di acquistare pacchetti o firmare contratti o disdire con Sky o Mediaset Premium ma, la Rai, è una imposizione, un obbligo: quindi, la tassa è sul possesso dell’apparecchio o serve a pagare i troppi e salati stipendi di altrettanto troppi impiegati faziosi? È giusto pagare la faziosità e pretendere sia pagata dai contribuenti italiani? Come la mettiamo con i lauti introiti che nelle casse dello Stato entrano per mezzo degli sponsor e spot pubblicitari presenti oramai nella Rai come in ogni altra televisione commerciale? Una legge del 1939, nata prima della Repubblica. Disdire il canone è impossibile, o butti via dalla finestra i televisori e lo dimostri, oppure, incorri in sanzioni: anche qui la riscossione barbara. Per Paccagnella, numero due di Federcontribuenti, è una questione di principio: intraprendere una battaglia contro questo canone che sia, concreta e risolutiva.
«Intollerabile, l’idea del governo, di “agganciare” il canone Rai alla bolletta elettrica, una vera inquisizione fiscale, per che cosa poi? Per assistere a questi teatrini?».

Leave A Comment

Your email address will not be published.

Article Marketing