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LA PROFONDITA’ DI CAMPO – TECNICA E TEORIA DELLA FOTOGRAFIA MODERNA – 2 di 4

Bentornati: come vi sembra questo excursus sulla profondità di campo? Nella prima lezione abbiamo chiarito alcuni concetti di base e abbiamo risolto alcuni dubbi: ora andiamo un po’ in profondità.

Elemento n° 1 – L’apertura del diaframma e il circolo di confusione
Ecco il primo degli elementi che condiziona la profondità di campo, la più semplice delle variabili di cui ci occuperemo. Il diaframma – lo sappiamo tutti – è quella membrana concentrica che regola l’entrata della luce attraverso l’obiettivo.

Ogni obiettivo ha la sua apertura massima e minima, che si misura con la sigla F oppure F-stop. Più il valore di F è basso, più una lente può dirsi veloce e luminosa: questa lente è dunque in grado di convogliare più luce verso il sensore o la pellicola della macchina da presa. Di solito l’apertura di una lente ha valori progressivi regolabili attraverso una ghiera posta sull’obiettivo stesso, oppure tramite un comando specifico all’interno dei menu della macchina digitale.

Ad ogni modo, per comprendere nel dettaglio cosa si intende per apertura e come questa influenzi la profondità di campo occorre capire il concetto del cosiddetto “circolo di confusione” (circle of confusion, C.O.C.). Un nome strano, non trovate? Il circolo di confusione è l’esemplificazione di una teoria fisica che sta alla base della fotografia moderna.

Facciamo uno sforzo di immaginazione: figuriamoci la luce come si faceva da bambini, composta da veri raggi che colpiscono le cose e le illuminano. Se abbiamo poca fantasia, invece, pensiamo ad un faro spot indirizzato su un oggetto all’interno di una stanza buia.

Quando la luce colpisce l’oggetto posizionato nel punto P, questa rimbalza in tutte le direzioni. E come talvolta colpisce la nostra retina (rendendo possibile la percezione visiva) così colpisce anche la lente o le lenti che compongono il nostro obiettivo.

La lente ha la funzione di raccogliere la luce in ingresso e convogliarla verso la pellicola o il sensore. Sul sensore (punto I), ogni raggio di luce creerà una zona illuminata più o meno grande, in base alla distanza tra soggetto dalla lente (vedi P’ e P”). Più questo punto è stretto e definito più l’oggetto inquadrato sarà perfettamente a fuoco.

Se al contrario, il punto di convergenza della luce è lontano dal sensore o dalla pellicola (sia perché il punto si trova prossimo all’obiettivo, oppure posizionato al di là del sensore, come nel caso di I’ e I”) il nostro oggetto sarà irrimediabilmente fuori fuoco. Infatti il nostro sensore non vedrà il contorno preciso dell’oggetto, quanto piuttosto un circolo più o meno grande di sfocatura. Questo circolo è chiamato circolo di confusione.

Naturalmente, ogni obiettivo e ogni videocamera hanno una tolleranza di base, vale a dire un valore all’interno del quale il circolo di confusione viene dichiarato fuoco. Altrimenti – come succede effettivamente in teoria – esisterebbe un solo punto di fuoco reale e tutto il resto sarebbe fuori fuoco. Invece le lenti moderne usano questa tolleranza (detta appunto tolleranza del circolo di confusione) per appiattire un poco la profondità dell’immagine e rendere più facili le riprese.

Leggi il seguito su: http://www.thomasgraziani.com/articoli-video-dslr-fotografia/la-profondita-di-campo-tecnica-e-teoria-della-fotografia-moderna-2-di-4

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