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E’ un passaggio difficile quello che sta attraversando la Russia. Dopo oltre un quinquennio di crescita economica al ritmo del 7% e più all’anno, nel 2008 il tasso di incremento del PIL è sceso al 5,6% e nel 2009 ha conosciuto un tracollo del 7,5%. Il Paese è stato colpito dalla rapida discesa dei prezzi dell’energia ma anche dalla "supernova" dei subprime e dalla crisi finanziaria che ad essa ha fatto seguito. Per l’anno in corso le previsioni del FMI indicano un aumento dell’1,5%: una ripresa, ma quasi inavvertibile, con la pratica certezza che prosegua l’attuale apnea dei consumi.Sul piano interno, la caduta della produzione ha comportato una dose da cavallo di instabilità sociale in Russia, la rete di protezione sociale è piuttosto scarsa. La disoccupazione è salita e molte imprese hanno semplicemente smesso di pagare i salari ai dipendenti. Tengono, invece, i rapporti con l’estero. Nel periodo gennaio-settembre del 2009, il saldo degli scambi di beni e servizi è stato positivo, come del resto negli anni precedenti: l’attivo è risultato di 61,6 miliardi di dollari, una cifra di tutto rispetto. E se le riserve valutarie sono lievemente diminuite, il ricorso al debito esteroè stato insignificante: il debito stesso si è anzi leggermente contratto. In una riunione di lavoro del Governo, andata in onda per televisione come di routine lo scorso dicembre, il ministro delle Finanze, Alexej Kudrin, ha detto che nel 2010 il debito pubblico dovrà aumentare. "Se il debito pubblico equivale alla fine dell’anno al 9,8% del PIL, l’anno prossimo, se contrarremo tutti i debiti previsti sia all’interno che all’estero, arriverà al 12,8%", ha valutato Kudrin, notando "che nel mondo il livello di sicurezza è visto al 60%". Al che il presidente della Federazione, Dimitrij Medvedev, ha chiosato: "Si tratta dunque di un debito facile da gestire". Non c’è dubbio. Ma le risorse internazionali sono diventate necessarie per coprire un deficit pubblico che è arrivato al 6,3-6,4% del PIL nel 2009, visto che nel 2009 le entrate dello Stato sono diminuite del 25% mentre le uscite sono salite del 28,4% e questo nonostante l’ampio ricorso che è stato fatto dal Cremlino alle risorse del fondo di stabilizzazione formato negli anni buoni con una quota degli introiti petroliferi. Nel 2010, le principali misure di sostegno all’economia dovranno essere gradualmenteritirate. Ma la situazione migliorerà di certo perchè nell’economia mondiale si prevede una certa ripresa e questo aumenterà sia i volumi che i prezzi del petrolio e del gas esportati dal Paese.Dicembre è stato funestato da qualche tuono, per fortuna, non seguito poi da veri fulmini, nei rapporti con l’Ucraina e la Bielorussia. L’usuale emergenza-gas co Kyiv, quella che ha portato a due crisi di approvvigionamento nell’Unione Europea, è stata in qualche modo accomodata: gli ucraini hanno saldato gli arretrati e il gas sta fluendo normalmente verso l’Europa. L’altro Stato, la Bielorussia, in predicato di entrare nella prossima ventura unione monetaria con la Russia e il Kazakhstan, è ancora in ballo per il gas e ha dato qualche grattacapo con il petrolio, che passa attraverso il suo territorio non solo per andare nell’UE, ma anche per approvvigionare l’exclave (exclave, sì) di Kaliningrad, sul Baltico. Dietro questi problemi di breve periodo c’è però una strategia russa molto chiara: giocare gli approvvigionamenti di idrocarburi sui tavoli internazionali per garantire alle imprese russe dell’energia un accesso proprietario alle reti di distribuzione, cosa che accrescerebbe la presa di Mosca sull’Europa.In prospettiva gli anni dal 2008 al 2011 saranno probabilmente visti come una battuta d’arresto nell’ascesa economica e in quella geopolitica della Russia, piuttosto che come un arretramento definitivo. Ma il passaggio resta difficile, perchè il consenso di cui gode l’autoritario Vladimir Putin (attuale primo ministro) dipende in modo essenziale dal continuo miglioramento del tenore di vita: che oggi, invece, sta cedendo terreno.Autore : Paolo Brera.Foto : Alexej Kudrin.
Venerdì 19 febbraio, ore 18.30, per la Rassegna Un museo…
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