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Da qualche anno è sempre più forte la percezione degli stati di stress e disagio psicologico legati alle diverse situazioni del mondo lavorativo, che diventano causa di problemi dal punto di vista personale, sociale ed economico.
Mentre nel settore sicurezza "fisica" molto è stato fatto e si continua a fare, nel settore del benessere lavorativo complessivo (psicologico e ambientale) solo da poco tempo l’Unione Europea ha cominciato a prendere delle deliberazioni in merito.
Questo perché il rischio stress lavoro è sempre più in aumento soprattutto a causa della diverse modalità di lavoro che negli ultimi anni hanno preso piede. Il contratti cosiddetti "atipici" si sono sempre più diffusi nel mondo lavorativo, creando delle situazioni precarie e instabili non solo dal punto di vista economico ma anche psicologico e, di riflesso, psico-sociale.
Nel caso in cui invece ci sia un contratto di lavoro subordinato, e a causa della crisi il fenomeno è ormai diffuso, si creano situazioni di eccessivo carico di lavoro concentrato nelle poche persone risparmiate dai tagli al personale. In definitiva, tutta la realtà lavorativa è sotto pressione, squilibrata e il prezzo lo pagano sia i lavoratori al livello di salute, sia l’azienda stessa con una sempre maggiore percentuale di assenze e qualità bassa della produzione. Per non parlare dei costi sociali dovuti a cure psicologiche o cause civili per mobbing.
I responsabili delle risorse umane cominciano a rendersi conto della difficoltà nelle quali il settore è invischiato e, nelle aziende più lungimiranti, stanno tentando di prevenire il fenomeno e stimarlo nel migliore dei modi, anche in vista della valutazione di rischio stress lavoro-correlato che diventerà obbligatoria a breve.
Per aumentare le situazioni di benessere è utile monitorare subito le fonti dello stress eliminandole o modificandole dove possibile. Qualsiasi misura preventiva nasce comunque dalla valutazione, diversa per ogni ambiente e settore lavorativo.
Nel settore sanitario, ad esempio, è stato stimato che almeno il 26% dei lavoratori subisce situazioni di stress emotivo. Per alcuni a causa del super-lavoro, per altri a causa dell’esposizione a situazioni di forte tensione emotiva, come accade logicamente in un ambiente come quello sanitario. Il contatto con il disagio e la malattia possono, infatti, incidere negativamente sul benessere globale, a meno che non si prendano misure preventive e accorgimenti vari.
In altri ambiti, per esempio, è invece importante dare attenzione alla comunicazione interna tra i vari soggetti coinvolti nel processo produttivo: collaboratori, dirigenti, amministrazione. Tutti devono essere interessati e informati dell’andamento aziendale, non solo per motivi di trasparenza ma anche per contrastare fenomeni di isolamento, mobbing e mancanza di comunicazione che genera diffidenza e stress.
Grazie all’ascolto al problema di questi ultimi tempi, e all’imminente prova di valutazione rischio stress per tutte le imprese, sicuramente nei prossimi anni ci sarà un cambiamento nella concezione di queste difficoltà.
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