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Nato a Neuchatel – Svizzera – nel 1747 Breguet è all’unanimità considerato uno dei più grandi orologiai di tutti i tempi. La cura che metteva nelle sue opere non si fermava solamente al lato tecnico, in cui eccelse con diversi brevetti, ma era anche un artista dallo stile inimitabile. La sua era una famiglia di orologiai per tradizione e all’età di 15 anni era già l’apprendista di un orologiaio di Versailles. Si spostò definitivamente a Parigi nel 1775 dove fondò il leggendario marchio che ancora oggi porta il suo nome. Egli fu uno degli orologiai che più contribuì all’invenzione dell’orologio automatico (perpetuale) la cui invenzione però si attribuisce ad Abraham-Louis Perrelet. Il primo di questi segnatempo fu commercializzato da Breguet nel 1780. La sua invenzione più nota è il tourbillon, un dispositivo regolatore la cui gabbia ruota in un minuto di 360° per compensare gli errori causati dalla forza di gravità e dalla postura. Sono senza dubbio questi i modelli più ricercati dai collezionisti. Nel 1797 egli propose gli “orologi da sottoscrizione”: in pratica Abraham-Louis aveva escogitato un geniale stratagemma commerciale che consisteva nel procedere a costruire un segnatempo su commissione (“subscripion”) solo se il cliente versava prima un anticipo, conguagliando poi alla consegna la cifra rimanente. In questo modo l’acquirente finanziava Breguet che utilizzava quegli introiti per sostenere le spese promozionali per divulgare sul mercato le sue opere. Ma parlare dell’uomo che diede una svolta decisiva alla storia dell’orologeria solo per gli aspetti imprenditoriali è estremamente riduttivo. Tra le sue più importanti invenzioni viene ricordata quella del 1790: il paracadute, un dispositivo messo a punto allo scopo di proteggere dagli urti accidentali l’asse del bilanciere. In caso di caduta o di urto, gli elementi piu’ vulnerabili dell’orologio sono i perni del bilanciere, a causa della loro sottigliezza. Breguet pensò ben 220 anni fa di accorciarli e di dar loro una forma conica, in modo da poterli mantenere in sede grazie ad una piccola coppiglia, disegnata appositamente e montata su una molla a lama. Così, in caso d’urto, invece di rompersi, il perno poteva spostarsi per poi tornare a riassumere la sua posizione iniziale, tenuto e guidato dalla parete della coppiglia. Questo “paracadute” – chiamato anche sospensione elastica del bilanciere – e’ il precursore di tutti i moderni dispositivi antiurto e rappresentò una vera pietra miliare: se oggi possiamo indossare il nostro orologio meccanico con disinvoltura in ogni momento della giornata – inclusi durante gli eventi sportivi estremi – tutto ciò lo dobbiamo solo alla sua mente futurista. Altre soluzioni del maestro sono ancora adesso all’avanguardia: il nome Breguet è oggi più vivo che mai e dal 1999 fa parte del Gruppo Swatch. Tra gli orologi indimenticabili del suo genio c’è il Maria Antonietta No. 160 così chiamato perché realizzato per la Regina di Francia, ma finito di costruire solo 34 anni dopo la sua morte. Purtroppo fu rubato nel 1983 dal Museo di Gerusalemme e il recentemente scomparso Nicolas G. Hayek -presidente del gruppo orologiero più grande del mondo – diede disposizioni nel 2005 per costruirne uno identico, ma ci vollero anni per terminarlo perché, partendo dai disegni dell’epoca, Hayek volle farlo costruire con gli stessi metodi dell’originale. Oggi il No. 1160 Maria Antonietta – perfettamente identico all’esemplare rubato – fa bella mostra di sé nel museo della Maison.
Tags: lusso, meccanici, orologi
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