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COME IDEARE E SCRIVERE UN CORTOMETRAGGIO – 5 di 10

EMPATIA ED AFFINITA’ CON LA MACCHINA DA PRESA

Ciao a tutti, è un piacere ritrovarvi su queste pagine. Come sono andate le sperimentazioni? State girando il vostro cortometraggio? Mi è arrivata qualche mail in questi giorni, spesso con domande e proposte. Dico a tutti: grazie per l’affetto dimostrato e in bocca al lupo anche a voi. Abbiate solo un po’ di pazienza: presto ci occuperemo anche di molti altri argomenti. Per esempio, appena riesco a mettere le mani su un buon programma di screen recording partiamo coi tutorial. A proposito: avete qualche consiglio per me? Quale software – possibilmente free – mi consigliate di installare?

Intanto rispondo ad Elisa, che chiede il motivo di un approccio tanto “riflessivo” verso un argomento così apparentemente pratico come la realizzazione di un cortometraggio. Cara Elisa, come recita la regola aurea n°1, la fase che considero cruciale nella realizzazione di un progetto video è proprio la sua stesura. Non solo per una questione pratica ed economica (ho spiegato in questo articolo quali sono gli svantaggi di un approccio generalista al budget) quanto perché in fase di pre-produzione può essere evitata la maggior parte dei problemi che poi affliggeranno o comprometteranno le riprese. Problemi tecnici, ovvio, ma soprattutto strutturali, contenutistici e di ideazione. Fare senza pensare – e pensare efficacemente – è solo una perdita di tempo. Puro esercizio motorio.

Torniamo a noi. Dicevamo: empatia ed affinità con la macchina da presa. In queste prime lezioni ci siamo occupati di quali accorgimenti deve assumere la scrittura quando è costretta a scontrarsi con la ripresa video-cinematografica. Sospendiamo un poco questo argomento, senza smettere di rifletterci sopra, e prendiamoci una piccola pausa. Puntiamo ora la luce (rigorosamente una Arri Plus 650w Risatona) sulla persona che materialmente esegue le riprese, ed occupiamoci di un argomento spesso sottovalutato: l’essenziale, doverosa empatia tra la tecnologie utilizzate e l’individuo chiamato ad impiegarle. Cosa voglio dire? Mi spiego subito.

Ormai da anni, tanto la cultura quanto i media, promuovono l’ipotesi di una prossima ed ineluttabile adesione (alcuni parlano addirittura di “innesto”) tra le protesi tecnologiche e l’essere umano. L’argomento è quantomai vivace. Ibridi più o meno mostruosi di uomini-macchina, uomini-robotici, individui progettati e programmati come fossero computer: queste e altre visioni futuristiche percorrono le pagine delle riviste di scienza come quelle di costume. Mai come oggi, infatti, l’idea di “connettersi” ai mass media sembra attuale: dopo un periodo di semplice fruizione delle postazioni tecnologiche, sembra arrivato il momento per l’umanità di realizzare quell’integrazione partecipativa (sul modello del web 2.0) che tanto affascinava gli scrittori di fantascienza del secolo scorso e che tanto solletica i bio-ingegneri contemporanei.

Leggi il seguito su: http://www.thomasgraziani.com/articoli-editing-compositing-teoria-del-cinema/empatia-e-affinita-come-ideare-e-scrivere-un-cortometraggio-narrativo-5-di-10

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