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Aiuto’ Sì. «Psicologico», come lo chiedeva lo sventurato premier greco Iórghos Papandreu, che appena eletto ha dovuto affrontare la più grossa emergenza dal tempo dei colonnelli’ Certo! E niente più. Il vertice europeo sulla Grecia ha avuto il suo momento clou ancor prima di aprirsi, quando il presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, ha letto la sua dichiarazione. Il resto dell’incontro ha aggiunto ben poco.La dichiarazione diceva così: «Tutti i membri dell’Eurozona devono condurre politiche nazionali equilibrate in linea con le regole concordate. Essi hanno una responsabilità condivisa per la stabilità economica e finanziaria dell’area».E ancora: «Noi sosteniamo pienamente gli sforzi del governo greco e il suo impegno& per assicurare che vengano realizzati gli ambiziosi obiettivi definiti nel programma di stabilità per il 2010 e per gli anni successivi. Facciamo appello al governo greco perché attui tutte queste misure in un modo rigoroso e determinato per ridurre& il deficit pubblico del 4% nel 2010.» Infine: «Gli Stati membri dell’Eurozona decideranno una azione determinata e coordinata, se necessario, per salvaguardare la stabilità finanziaria nell’Eurozona nel suo complesso. Il governo greco non ha richiesto un sostegno finanziario».Quindi: l’intervento dell’Europa ci sarà. E quanto al piano di stabilità di Atene, la sua attuazione sarà monitorata con grande attenzione, anche con l’aiuto del Fondo monetario (ma non sotto la responsabilità di esso, il che non è una sfumatura). Il governo Papandreu dovrà presentare a metà marzo un primo rapporto sullo stato di attuazione del piano e in quel momento si giudicherà se saranno da prendere nuove misure correttive. Prima di allora, però, si riparlerà di Grecia alla riunione Ecofin del 16 febbraio.Quanto al contenuto preciso dell’aiuto, la nebbia è scesa biancastra su tutto. I partecipanti all’incontro europeo si sono certamente raccontati molte belle cose e molte ne hanno prospettate, ma è stato anche detto che qualunque misura deve essere passata al vaglio dei trattati dell’Unione. Numerosi i commenti, a cominciare da quello di Papandreu: in questo momento, ha detto, «abbiamo bisogno che l’UE dica: sì, la Grecia è credibile, garantiamo che il suo piano è realista». Non è stato chiesto un sostegno finanziario e nemmeno l’aiuto dell’FMI.Anche Angela Merkel ha fatto nuovamente sentire la sua influente voce. L’Unione europea, ha dichiarato il cancelliere tedesco, «non lascerà cadere» la Grecia. Atene deve comunque rispettare le regole comuni sul deficit. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, cioè a Berlino. La Merkel ha fatto rilevare che Atene ha ricevuto dall’Europa un segnale politico molto chiaro, poiché la decisione del consiglio UE è stata sottoscritta da tutti e ventisette i capi di Stato e di governo. Germania e Francia, le ha fatto eco Nicolas Sarkozy, sono esattamente sulle stesse posizioni e ritengono che la crisi attuale dimostri la necessità di una migliore governance economica a livello europeo. Nel 2010 la Grecia dovrà farsi prestare 57 miliardi di euro per colmare il suo disavanzo. Finora il Paese non ha avuto problemi a trovare il denaro, ma si è dovuto accollare tassi d’interesse molto più alti.Tanto tuonò& che quasi piovveFin qui quanto successo ieri. Ma la vicenda si presta ad alcune considerazioni. Infatti a cavallo tra gennaio e febbraio abbiamo assistito a una commedia degli errori degna di un Menandro. Sui media del mondo, e più pericolosamente sui mercati finanziari, è stato posto un falso problema; se ne è discusso in termini mitici, mentre le Borse europee e l’euro scendevano; e infine se ne è usciti nel modo che era già chiaro fin dall’inizio, con l’aiuto dell’Eurozona alla Grecia.La Grecia, uscire dall’euro’ E che convenienza ne avrebbe’ La neodracma si svaluterebbe subito e i tassi sulle nuove emissioni salirebbero alle stelle. Converrebbe forse alla Germania’ No, perché il Paese ne riceverebbe danni maggiori che da qualunque intervento di sostegno e l’euro stesso perderebbe il suo prestigio.Certo, l’Eurozona non poteva parlare chiaro sull’aiuto, perché avrebbe reso durissimo il cómpito di risanamento del primo ministro Papandreu. Chi mai vorrebbe fare sacrifici, sapendo che a saldare ci penserà comunque Mamma Europa’ Ci sono già stati molti scioperi contro l’austerità in Grecia. Ékopsa to tsigàro, ékopsa to motó, ho tagliato il sigaro, ho tagliato la moto, diceva il cartello di un dimostrante, e continuava: che cos’altro devo tagliare per gli speculatori’ L’aiuto andava sì dato, ma non sbandierato. E voce grossa sul piano di risanamento. Come dire, pugno di velluto in guanto di ferro.E perché tutti questi fraintendimenti’ Beh, qui la risposta è facile facile: le voci facevano il gioco degli speculatori che hanno assunto posizioni contro l’euro e contro il debito ellenico. E costoro sono da sempre in grado di riempire i media di ciò di cui vogliono si parli.Paolo Brera.Foto : Herman Van Rompuy e Angela Merkel
Venerdì 19 febbraio, ore 18.30, per la Rassegna Un museo…
Può una passione trasformarsi in un lavoro? La risposta è…
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