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La scuola di musica costruita con la pietra della Palestina

A Betlemme è stata inaugurata una nuova sede dell’edward said national conservatory, un’architettura che dialoga con la città e rispetta le tradizioni e le culture locali. l’illuminazione è in stretto rapporto con la luce naturale.
Il Conservatorio Nazionale della Palestina (l’Edward Said National Conservatory) è un’importante istituzione culturale, intitolata ad Edward Wadie Said, scrittore, critico e musicista palestinese, cofondatore nel 1999 con Daniel Barenboim della Western Eastern Divan Orchestra. La sede di Betlemme del Conservatorio è stata progettata da AAU Anastas, studio d’architettura palestinese con uffici a Betlemme e Parigi. Il National Conservatory occupa una superficie di 1.200 metri quadrati e si sviluppa su due livelli. L’edificio ha una forma rettangolare aperta su uno dei lati, al centro si crea così uno spazio vuoto con la funzione di patio esterno, elemento chiave del progetto architettonico: vuole simboleggiare, spiegano gli architetti, l’idea di una piazza che dialoga con la città e con i cittadini. Salendo i gradini che portano all’ingresso del conservatorio, si accede prima a questo spazio, che vuole rappresentare l’elemento di continuità con l’ambiente esterno. Qui gli allevi della scuola studiano o trascorrono qualche ora di relax, inoltre il patio diventa palcoscenico per eventi e manifestazioni culturali. Il progetto si ispira a criteri costruttivi tradizionali della regione, caratterizzata da un clima molto arido e ventoso.
“La forma piatta del tetto e l’alternanza di volumi pieni e vuoti permette all’aria fresca di circolare liberamente”, spiegano gli architetti. La volumetria dell’edificio è stata pensata per ottimizzare la ventilazione naturale e anche l’apporto della luce del sole. Le tonalità calde dei materiali contribuiscono alla luminosità degli ambienti e si accompagnano a colori più accesi › come il rosso e il verde, mentre gli arredi sono stati realizzati da artigiani palestinesi. L’edificio è stato costruito con una pietra locale, tagliata in modo che le pareti fossero continue e i giunti non fossero visibili. Una tecnica che valorizza le tonalità e le caratteristiche del materiale che, proprio per enfatizzare la continuità con l’esterno e il desiderio di dialogo con la città di Betlemme, è stato utilizzato anche per la pavimentazione della strada pedonale che dal Conservatorio porta verso i negozi e verso una delle piazze della città. “Abbiamo tratto ispirazione dalle culture architettoniche del luogo e dalle tipologie di case tradizionali palestinesi, ma siamo andati oltre progettando un’architettura funzionale che rispecchiasse lo stile di vita palestinese contemporaneo” concludono gli architetti.

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