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Musica ed elettronica, la tecnologia applicata all’arte

Stiamo parlando
della musica elettronica, il terreno d’incontro tra musica e strumenti
informatici e tecnologici, un connubio che ormai ha invaso quasi tutti
gli altri generi musicali. Gli strumenti elettronici, come i software
musicali e le tastiere
master, sono ormai utilizzati da band e musicisti appartenenti ai
generi più disparati, ma si parla di musica elettronica per riferirsi a
quei musicisti che fanno di sintetizzatori e software i propri
principali strumenti.

Di sicuro l’avvento dell’elettronica ha
cambiato il nostro modo di pensare alla musica, spazzando via l’immagine
tradizionale che avevamo di una band, con chitarrista, bassista,
batterista, tastierista e cantante, e anzi molti sono coloro che ancora
storcono il naso di fronte a chi definisce i suoni prodotti tramite
strumenti informatici come musica, o addirittura arte. Sicuramente non è
possibile risolvere in poche righe la diatriba tra i puristi della
musica tradizionale e coloro che invece sono a favore della tecnologia
applicata al mondo dell’arte e della musica, ma fedeli all’adagio
secondo il quale la verità sta nel mezzo, possiamo dire che anche gli
strumenti elettronici e i plug-in
software, all’apparenza quanto di più disumano e freddo possa
esistere al mondo, se diretti con umanità e creatività, possono
incontrare l’universo dell’arte e della musica, due delle più ovvie
espressioni dell’animo umano. Non serve andare molto lontani, né essere
degli esperti di questo genere musicale per avere delle dimostrazioni di
come a volte anche le canzoni scritte tramite l’ausilio del computer
possano suonare come un’appendice dell’anima e del cuore di un
musicista: prendete ad esempio uno degli album più famosi e acclamati
degli anni Novanta, quell’OK Computer dei Radiohead che
già nel titolo presentava una vera e propria dichiarazione di intenti, e
con cui si accettava la possibilità di suonare anche con strumenti
diversi dalla classica chitarra. Pochi sono i dischi che riescono a
suonare ugualmente intensi alle orecchie degli ascoltatori, colpendoli
nel profondo e arrivando a commuoverli. Ma gli esempi potrebbero essere
veramente molti, da Björk, che nei suoi dischi, è riuscita a coniugare
suoni di arpa, violini e strumenti a fiato con l’elettronica,
raggiungendo dei risultati strepitosi, ai Prodigy, che propongono un mix
di elettronica, dance e techno dando il loro meglio durante le
esibizioni live, degli energici spettacoli che riescono a coinvolgere
ogni singolo spettatore.

Certo non si può fare di tutta l’erba un
fascio, e bisogna dire che i più moderni strumenti, pur avendo reso
possibile la creazione di musica anche a chi di musica non sa nulla, non
ha mai tenuto una chitarra in mano o non ha mai posato le proprie dita
sulla tastiera di un pianoforte, da soli non possono sicuramente fare
arte. Non basta un’interfaccia
per registrazione audio
a fare di uno smanettone un musicista,
dietro ci deve essere innanzitutto un essere umano, dotato di
creatività, sensibilità e talento, tutte cose che nessuno strumento
informatico riuscirà mai a riprodurre. Del resto, una fender
stratocaster suonata da un incapace potrebbe mai produrre i suoni creati
da Jimi Hendrix? A voi la risposta…

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