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Storia di un Caffè Napoletano

Napoli, da sempre città suggestiva, luogo d’incontro di sapori e tradizioni antiche, è considerata la patria del caffè. Recenti scoperte, però, metterebbero in dubbio questa credenza: in realtà il sud avrebbe scoperto il caffè in ritardo rispetto agli altri territori della penisola, addirittura in modo misterioso e controverso.
Agli inizi del 1600, il caffè faceva capolino in tutti i porti del mercato italiano e non vantava un buon nome nella comunità ecclesiastica dell’epoca. Le parole di Papa Clemente VIII recitavano: “Questa bevanda del diavolo è così buona… che dovremmo cercare di ingannarlo e battezzarlo.” Ma nel mezzogiorno, non vi era ancora alcuna traccia della bevanda “barbara e demoniaca”.
Pare che il tutto ebbe inizio a seguito delle pene di un musicologo romano, Pietro della Valle, che abbandonò la sua città dopo una delusione d’amore e si stabilì per un periodo a Napoli. Essendo amante dei viaggi, Della Valle non si fermò a lungo a Partenope e decise di continuare a spostarsi giungendo nella lontana Palestina, dove rimase per i successivi 12 anni, dopo aver conosciuto una donna della quale s’innamorò perdutamente. Durante il suo lungo soggiorno, non dimenticò gli amici conosciuti a Napoli, con i quali mantenne un legame epistolare e fu proprio ad uno di essi, il poeta Mario Schipano, al quale scrisse del “kahve”, una bevanda descritta come un “liquido profumato” che fuoriusciva da bricchi posti sul fuoco, versato in piccole scodelle di porcellana e sorseggiato in grandi quantità durante le conversazioni dopo i pasti. Probabilmente, fu a seguito del suo ritorno in Italia che il musicologo introdusse il caffè a Napoli, ma questa non sarebbe l’unica versione esistente sulle modalità di arrivo del caffè; si narra infatti del suo arrivo in clandestinità all’Università di Medicina di Salerno spacciato per un farmaco, quasi un secolo prima del viaggio di Della Valle. Altri, invece, ne sostengono la presenza in Campania verso il 1450 sotto il dominio degli Aragonesi, i quali, grazie alle loro navi, potevano solcare il mar Mediterraneo e raggiungere i porti del Sol Levante per commerciare prodotti di vario genere, dal tessile all’alimentare e, probabilmente, anche il nostro amato caffè.
Una cosa è certa, fu soltanto nel 1800 che nacque l’amore per la bevanda, venduta in piazza ogni mattina dagli ambulanti, per dare il buongiorno agli abitanti della città. Un’ antica tradizione resistita fino ai giorni nostri e consolidata nelle usanze sociali con il gesto di offrire un caffè, adottato soprattutto in zona partenopea.
Ma qual è il vero segreto del caffè napoletano? Tutti credono che la sua bontà dipenda dall’acqua, mentre in realtà, tutto sta nella miscela utilizzata, nella macchinetta e soprattutto nella passione di chi lo prepara. Un vecchio detto recita: “se il saggio (purché sia un saggio napoletano) indica la tazzina di caffè che ha preparato, lo sciocco guarda il caffè”.
Fonte: Storia di un Caffè Napoletano

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