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Nel 1929 due studiosi russi, Sergej Rudenko e Mikhail Griaznov, si sono trovati di fronte quello che poi sarebbe stato individuato come il tappeto più antico mai ritrovato al mondo; i due studiosi durante degli scavi nella zona di confine tra Russia e Mongolia scoprirono cinque tumuli sciti, risalenti al secolo V-VI a.C. . All’interno di uno dei cinque, quello del capo tribù, c’era un tappeto che venne denominato di Pazyryk, che venne ritrovato sotto un blocco di ghiaccio: questo ne ha facilitato la conservazione per due millenni e mezzo.
Fortunatamente, il Tappeto di Pazyryk non è stato scoperto dai saccheggiatori che nelle varie epoche hanno fatto razzie nelle tombe dei capi tribù, che violavano per derubarle dei tesori che spesso contenevano: se lo avessero preso probabilmente sarebbe stato perso, o comunque non sarebbe arrivato a noi conservato come lo è stato grazie alla fortuita conservazione sotto al blocco di ghiaccio. Questo tappeto misura 200×182 cm, ed ogni metro quadrato ha 360 mila nodi turkibaft (ovvero i nodi tipici della zona della Turchia). Il design tappeti era importante già all’epoca: il disegno ha un campo centrale con un bordo formato da varie cornici; mentre il disegno centrale è geometrico, le cornici rappresentano alci, cavalieri e grifoni.
Il fatto di aver ritrovato un tappeto così antico dimostra che l’utilizzo dei tappeti risale ad epoche molto lontane (si pensi ai tappeti antichi iraniani, che risalgono ad epoche lontane e sono pregiatissimi per la loro lavorazione) e, soprattutto, dimostra che la capacità di annodare dei tappeti elaborati era stata acquisita già a quei tempi e da allora viene tramandata e migliorata; lo stesso studioso che ritrovò il tappeto di Pazyryk, Rudenko, dopo alcuni anni dal primo grande ritrovamento scoprì un altro tappeto, all’incirca nella stessa zona, lavorato ancora più finemente: i nodi erano 700 mila per metro quadro.
La vendita tappeti oggi propone diversi generi di manufatti; i più preziosi sono i tappeti antichi del Caucaso, o quelli di provenienza turca, iraniana, berbera o cinese, e ovviamente sono pezzi unici, lavorati a mano con tecniche che variano a seconda della provenienza e del periodo: si pensi ai tappeti pechino, per esempio, minuziosamente lavorati. I tappeti kilim, per esempio, hanno origine nella zona tra il Caucaso e l’Iran, e sono caratterizzati da disegni geometrici realizzati utilizzando i fili colorati della trama; i kilim e gli arazzi, tra i quali sono particolarmente degni di nota gli arazzi francesi, a differenza dei tappeti annodati, sono tessuti, ovvero sono formati da fili intrecciati tra loro che danno origine ad un drappo dalla superficie liscia, più o meno spesso a seconda dei fili utilizzati.
I tappeti annodati, invece, sono caratterizzati da tre strati: il vello, ovvero lo strato più superficiale, è formato da fili di lana corti e annodati sull’ordito, il secondo strato, ovvero l’insieme di fili paralleli tra loro e disposti verticalmente. L’ultimo strato è la trama, che consiste nei fili di cotone disposti tra le varie file di nodi. Il lavoro di annodatura è un lavoro minuzioso, preciso e per il quale sono necessarie tanta manualità e tanta pazienza; il risultato che si ottiene, però, dura nel tempo ed è di ottima qualità.
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