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Guida ragionata per scegliere la giusta cartuccia

Il bello delle stampanti inkjet, o se preferite l’italico idioma diremo “a getto d’inchiostro”, è che hanno da tempo raggiunto ottime prestazioni (ormai ci si può tranquillamente stampare le foto a casa), e che costano relativamente poco. Tutto bello? Be’ sì, se dopo aver comprato la nostra stampante, la parcheggiamo in un angolo della scrivania e le diamo corrente giusto una volta di tanto in tanto. Ma se invece vogliamo usarla davvero, ci accorgeremo ben presto che l’inchiostro nella cartuccia della nostra stampante evapora più rapidamente della benzina nel serbatoio di una vecchia Chevrolet anni ’70. Quindi non passerà molto tempo prima di dover pensare a rimpiazzare la cartuccia ormai vuota, e qui arrivano i nostri, cioè arrivano questi appunti che dovrebbero aiutare a rendere le idee più chiare su cosa si può comprare e perché.
Allora, sfogliando un qualsiasi catalogo di per la vendita di cartucce hp scopriremo facilmente che esistono diversi tipi di cartucce che potremo acquistare.
Innanzitutto ci sono i ricambi originali: normalmente costano molto, durano poco e fanno molto meglio alle casse dei produttori di stampanti che alle tasche degli utenti.
Poi ci sono le cartucce compatibili: sono prodotte da altre aziende, riproducendo fattezze e funzionalità di quelle originali, hanno costi molto più accessibili e, se ci si rivolge alle fasce di prodotti meno estreme nei prezzi, offrono qualità di stampa spesso indistinguibili dagli originali. Infatti sono prodotte da aziende specializzate in questo tipo di prodotti, che riescono a tenere prezzi di vendita relativamente bassi proprio grazie al fatto che, occupandosi solo di cartucce, non devono sobbarcarsi i costi per la progettazione e la vendita delle stampanti.
Non tutte le cartucce possono essere riprodotte liberamente, grazie a quell’invenzione benedetta per taluni e infernale per tal’altri che si chiama brevetto, ma anche in questi casi esiste un’alternativa agli originali.
Un esempio è il toner hp.
L’alternativa è, in effetti, rivendere l’originale stesso. Mi spiego: una volta che la cartuccia si è esaurita, qualcuno si preoccupa di raccoglierla (e qui apro una parentesi per ricordare a tutti che le cartucce sono rifiuti “speciali” e non andrebbero mai gettate nel cestino insieme a tutta l’altra immondizia); le cartucce rigenerate hp, recuperate vengono poi rimesse a nuovo, vengono riempite di inchiostro e vengono impacchettate per essere rivendute. Insomma, una sorta di “usato ricondizionato” che, se il rivenditore è appena un poco più onesto dei commercianti di auto usate, è in grado di svolgere ancora in maniera egregia il proprio compito. E ancora una volta può farci risparmiare qualche monetina per fare ingrassare il nostro maialino salvadanaio.
L’ultima soluzione che potrebbe esserci proposta è quella dei kit di ricarica, per farsi quanto detto sopra direttamente a casa propria. Qui l’argomento si fa alquanto spinoso, più di un cactus del deserto messicano. Infatti l’operazione di ricarica va fatta a regola d’arte e bisogna avere molta manualità, sicuramente una cartuccia ancora in buono stato e il giusto inchiostro cartuccia. Mettiamoci anche un po’ di fortuna, e forse riusciremo ad ottenere lo stesso risultato che industrialmente viene realizzato con macchinari automatici dalla tecnologia molto sofisticata. La cosa che vi posso garantire è che, alla fine di tutto, avrete una bella macchia di inchiostro sulle dita.
Ok, spero che queste righe non vi abbiano confuso del tutto le idee; adesso è tardi, ho finito il caffè e torno a sognare le avventure dello zio Zeb…

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