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PhiNet e Istituto Piepoli: come misurare “Credibilità e Reputazione Web”

PhiNet e Istituto Piepoli presentano i risultato delle ricerche sulla reputazione web. Le dichiarazioni di Alessandro Giovannini, Amministratore Unico PhiNet, Nicola Piepoli, Presidente Istituto Piepoli e Fabio Minoli, Presidente CORECOM Lombardia.

Santoro è il giornalista più popolare della rete. Seguono Gad Lerner, Giovanni Floris, Enrico Mentana e Marco Travaglio. Il più amato è Enrico Mentana. Il TG1 è il telegiornale più “discusso” sulla rete, anche a causa delle continue polemiche che lo vedono protagonista. Ottimo l’apprezzamento per i canali tematici di informazione SkyTG24 e RaiNews24. Lo rivela una ricerca realizzata da Istituto Piepoli e PhiNet, società leader nella comunicazione e nel web marketing, presentata oggi al Convegno del CORECOM Lombardia “Web reputation, come i nuovi media ridisegnano i confini della privacy”.
Oltre 50.000 fonti web analizzate tra marzo e settembre 2011, 85% del traffico di rete italiano monitorato. Oggi, per la prima volta nella Comunicazione in Italia, si discute su come misurare “Credibilità e Reputazione Web”. Web reputation, quindi: e non si parla solo di giornalisti, ma anche di Aziende, Istituzioni. E di Persone.

La web reputation è misurabile – dichiara Alessandro Giovannini, Amministratore unico di PhiNet – poiché oggi disponiamo di strumenti per monitorare giornalmente miriadi di fonti ed associare ad esse valori quali il rank di autorevolezza, il volume di visitatori e visualizzazioni, la capacità di diffusione virale di un contenuto. Un focus anche sui Social Media che rappresentano per le aziende – prosegue Giovannini – una straordinaria opportunità di comunicazione verso i propri utenti. È necessario tuttavia un radicale cambiamento di strategie di comunicazione e registri linguistici poiché la “voce” dell’azienda è, nei social media, sullo stesso piano di quella del suo utente”.
L’enorme mole di contenuti disponibili in rete ha reso i motori di ricerca la finestra privilegiata attraverso la quale gli utenti accedono al web e si informano. Il rischio è di scambiare la gerarchia delle loro occorrenze per un primato dell’autorevolezza e veridicità di un contenuto.
“Siamo chiamati a riflettere sulla esigenza – prepotentemente proposta dalla cronaca quotidiana – di come le Istituzioni pubbliche possano prevenire e contrastare quelle volontà intenzionalmente diffamatorie della onorabilità e reputazione di uomini, donne, aziende, che troppi malfattori informatici – professionali e non – compiono nascosti fra le infinite maglie della rete”, dichiara Fabio Minoli, Presidente CORECOM Lombardia. “A partire da oggi, vorremmo proporci come il CoReCom che si candida insieme all’Authority nazionale a individuare strumenti di monitoraggio e di sanzione dei comportamenti illeciti in rete, in difesa sia dei cittadini che della intangibile libertà di stampa ed opinione. Dobbiamo misurare le nuove tendenze, preparare le nuove garanzie e i nuovi controlli. AgCom e Corecom come notai digitali?”
Un tema attualissimo, dalle implicazioni economiche potenzialmente gigantesche: l’Istituto Piepoli calcola che l’impatto della web reputation sul PIL italiano sia oggi pari all’1%, e possa raggiungere addirittura il 5% nei prossimi cinque anni.
“Dato che un centesimo di PIL vale circa 20 miliardi di euro è attendibile che nel corso dei prossimi 5 anni almeno 5 centesimi di PIL siano collegati con questa rivoluzione che in parte non è pagata (ma produce lo stesso lavoro, cioè PIL) e in parte è pagata da chi è interessato a mantenere alta la sua immagine sul web. Infatti – ha dichiarato Nicola Piepoli – molti si stanno già dedicando, e ancor più si dedicheranno, alla diffusione sulla rete di informazioni “killer” in termini di web reputation. Ovviamente ciò produrrà una reazione di sempre più numerosi professionisti arruolati da Aziende e da Leader, che avranno l’unico compito (ovviamente ben pagato, e quindi produttore direttamente di PIL) di combattere le informazioni killer e di ricostituire l’immagine di singoli individui e di singole Aziende. Un “cigno nero” – ha concluso Piepoli – quindi assolutamente imprevedibile a fine dello scorso secolo e capace di creare grande ricchezza movimentando fior di cervelli e di iniziative nel corso della decade testé iniziata”.

Fonte:
PhiNet

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