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Una dote di circa 23 milioni per le imprese. A tanto ammontano le risorse messe a disposizione nel 2010 dal fondo formazione delle piccole e medie imprese, il FAPI, organismo bilaterale costituito da Confapi, Cgil, Cisl e Uil.
Fra le novità più significative, oltre all’adozione di procedure semplificate che abbattono i tempi di erogazione dei finanziamenti, si registra “l’apertura” del Fondo verso le grandi imprese, quelle con minimo 200 dipendenti; queste, per la prima volta, potranno accedere a risorse tradizionalmente riservate alle piccole e medie aziende. Risorse, inoltre, alle aziende che hanno dichiarato lo stato di crisi e che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro.
“I prossimi mesi continueranno ad essere molto difficili per l’occupazione: nel 2010, solo una piccola e media impresa su sette ritiene che potrà permettersi di fare nuove assunzioni ” avverte il presidente di Fapi, Paolo Galassi citando i dati del sondaggio condotto da Confapi “Il termometro della Piccola e Media impresa”: “noi facciamo la nostra parte mettendo a disposizione delle aziende una dote significativa da investire nei processi di innovazione, di organizzazione o di prodotto, unica strada per affrontare questo periodo. Le aziende che tengono, quelle che vogliono rimanere sul mercato, quelle che scommettono sull’impresa piuttosto che sulla finanza sono quelle che, paradossalmente, stanno pagando il prezzo più alto della congiuntura sfavorevole. Eppure solo se salviamo anche il manifatturiero continueremo ad avere un made in italy: con la formazione possiamo farlo”.
E a questo proposito, Galassi, lancia un messaggio agli imprenditori: “Sono note le resistenze di una parte del mondo imprenditoriale a investire nella formazione, oggi, però, non ci sono alternative. Da questa crisi si esce anche con nuove idee, nuovi prodotti e nuovi mercati. Senza l’aggiornamento e la formazione dell’unico vero capitale della piccola e media impresa, la risorsa umana, sarà molto difficile sopravvivere”.
Scommettere sulla formazione, quindi, per superare la crisi in un momento che presenta ancora numerosi rischi per la tenuta del tessuto produttivo e per i livelli occupazionali sfruttando i grandi vantaggi del Fondo: i 23 milioni di euro sono quelli già accantonati dalle aziende e dai lavoratori attraverso il versamento obbligatorio dello 0,30% sulle retribuzioni, quindi, la formazione, non costa nulla di più all’impresa e, particolare tutt’altro che irrilevante, l’azienda può scegliere di spendere quanto ha accantonato nei modi e nei tempi più adatti al suo piano di sviluppo, al suo contesto aziendale, all’organizzazione del personale. Siamo di fronte ad una vera e propria formazione su misura dove imprenditore e lavoratori, questi ultimi attraverso i sindacati, risultano essere protagonisti.
Attualmente è aperto il primo avviso 2010 (scaricabile dal sito www.fondopmi.it) con uno stanziamento di 12 milioni; la somma è destinata a stimolare “innovazione di processo, di prodotto e di mercato” e a sostenere le aziende in crisi che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali.
Di questa disponibilità finanziaria, una parte, 2 milioni di euro, è specificatamente riservata alle grandi imprese o comunque a Consorzi e gruppi che insieme totalizzino un minimo di 200 addetti. Una misura che oltre a rappresentare un’oggettiva novità per il FAPI tende a stimolare dinamiche di aggregazione nel tessuto della piccola e media impresa favorendo, attraverso la formazione, nuove alleanze fra le aziende secondo il modello della rete. Un modello, questo, che consente di mantenere intatta l’identità, caratterizzante il made in Italy, della media dimensione aziendale sperimentando il valore aggiunto di un sistema di collaborazioni e sinergie che aumentano la competitività.
I piani aziendali prevedono un contributo massimo di 50 mila euro per le imprese fino a 199 dipendenti e di 80 mila euro per le imprese oltre i 200 dipendenti. I Piani territoriali interaziendali (progetti che coinvolgono più aziende) possono avere un contributo fino a 100 mila euro, mentre i Piani settoriali hanno un tetto massimo di 150 mila euro.
Altri 8 milioni di euro, saranno disponibili con l’avviso di settembre mentre è già stato pubblicato il bando per accedere agli interventi formativi dedicati alla tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro per un importo complessivo di 1 milione e 500 mila euro.
Infine, il FAPI ha finalizzato 750 mila euro a progetti da realizzare in collaborazione con le Regioni. Con questa misura la scommessa è duplice: da una parte la costruzione di un percorso formativo tagliato sulla misura “territoriale” con una progettazione che coinvolge anche le istituzioni locali e che, quindi, tiene conto di obiettivi e orizzonti più ampi e articolati rispetto a quelli della singola azienda; dall’altra la possibilità di far partecipare gli stessi imprenditori al processo di formazione perché l’aggiornamento del proprietario dell’impresa può essere coperto solo con i fondi UE.
I numeri di Fapi
Il Fapi – Fondo Formazione PMI è un fondo interprofessionale paritetico costituito da CONFAPI, CGIL, CISL, e UIL – associa circa 52.000 imprese che occupano circa 530.000 lavoratori e lavoratrici; è il 5° fondo italiano sia per numero di lavoratori che per numero di imprese associate (fonte: Ministero del Lavoro). In generale, si può dire che la distribuzione dei fondi è molto polarizzata nelle Regioni dove vi è un’alta concentrazione di aree produttive (Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte). Nel Lazio, Puglia e Basilicata è il primo fondo come numero d’imprese associate. La composizione degli associati riflette la realtà italiana caratterizzata da un forte tessuto di aziende medio-piccole (quasi 87% delle imprese ha meno di 20 dipendenti) localizzate principalmente al Nord.
Complessivamente dal 2005, il Fondo, ha finanziato circa 112 milioni di euro (30 milioni solo nel 2009), risultando il fondo di formazione italiano che ha impiegato la più alta quota percentuale di risorse per finanziare piani formativi agli associati (fonte: Ministero del Lavoro); oltre il 70% delle risorse raccolte viene, infatti, reimpiegato in finanziamenti per la formazione dei lavoratori. Negli ultimi 3 anni, il Fapi ha finanziato piani per 73 milioni di euro: ne hanno beneficiato 9.000 imprese e circa 77.000 fra lavoratori e lavoratrici.
Le risorse gestite sono generate dai proventi del gettito contributivo dello 0,30 % sul salario dei lavoratori che le imprese versano all’INPS e che dall’istituto vengono versate ai Fondi cui le aziende aderiscono. L’organizzazione del Fapi è strutturata su un modello decentrato e questo facilita la definizione della politica e degli interventi di formazione continua, in un rapporto molto stretto con le imprese e con i territori. Proprio per questo, il modello risulta rispondente alle pur variegate esigenze delle varie realtà lavorative, aziendali e produttive.
Infine va sottolineata la scelta assunta da Fapi di ridistribuire le risorse in maniera solidaristica con un meccanismo che consente anche all’azienda più piccola e con meno dipendenti di muoversi alla pari, rispetto all’opportunità di fare formazione, con le realtà produttive numericamente più significative.
Tags: economia, fapi, formazione, piccole e medie imprese
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