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Il connubio tra enigmistica e pubblicità è quanto mai vitale e fecondo

Il connubio tra enigmistica e pubblicità è quanto mai vitale e fecondo. Per molti versi la pubblicità rappresenta un magnifico campo di applicazione pratica delle tecniche enigmistiche, dalle quali trae indubbi vantaggi in termini di originalità, incisività ed efficacia della comunicazione.

 

D’altro canto, grazie alla capillare diffusione della pubblicità, l’enigmista riesce a raggiungere e a interessare individui solitamente estranei ai canali distributivi più tradizionali, come riviste specializzate o siti web.

 

Le forme enigmistiche utilizzate in pubblicità sono innumerevoli e, benché non vengano esattamente rispettate le regole dei vari costrutti, il più delle volte si assiste a formulazioni riuscite, di grande interesse enigmistico e di notevole impatto comunicativo. Gli esempi non si contano, sebbene l’area più sfruttata sia quella dei doppi sensi.

 

Un po’ di tempo fa, ad esempio, per reclamizzare un noto prontuario telefonico, fu utilizzato uno slogan, che lo identificava come “l’elenco di chi ha i numeri”: questa è, a tutti gli effetti, una crittografia mnemonica, nonostante la tenue valenza bisenso del termine “elenco”. Il gioco, che pure, forse, non è impeccabile dal punto di vista strettamente tecnico, è geniale e sa evocare in forma lapidaria alcuni significativi messaggi: ad esempio, per un utente, la sicurezza di selezionare in quel prontuario solamente professionisti qualificati, mente, per un operatore, il vantaggio di esservi censito per incrementare le proprie opportunità commerciali, o, viceversa, il rischio di non essere annoverato tra i migliori, a fronte di una mancata presenza.

 

Un’altra bella crittografia mnemonica potrebbe essere, ad esempio, l’esortazione “aspirate al meglio”, utilizzata… da una nota ditta produttrice di aspirapolvere! Ma la crittografia mnemonica non è l’unica tecnica nota ai pubblicitari per evocare un bisenso: vi ricordate la formula “noi vi vogliamo bene”, utilizzata da una famosa compagnia  aera? A dire il vero, oltre che mediante quasi tutti gli usuali costrutti enigmistici, la pubblicità, assai sensibile all’evoluzione delle forme di comunicazione, riesce a far giungere i suoi messaggi utilizzando tecniche oggi sconosciute all’enigmistica classica. Un disegno od una fotografia possono avere la stessa valenza logica di una crittografia mnemonica o di un indovinello, suscitando nell’osservatore analogie e correlazioni che, in campo pubblicitario, sono mirate a collegare l’immagine del prodotto reclamizzato a messaggi positivi ben definiti, ma che, sciolte da ogni valenza commerciale, potrebbero semplicemente ispirare l’enigmistica del futuro. Chissà che tra non molto anche l’enigmistica classica, adeguandosi ai nuovi modelli comunicativi, possa affiancar al rebus (non è forse già questo l’antesignano figurato di una crittografia pura?) una nuova generazione di giochi grafici, più evocativi e suggestivi, e senz’alto non meno belli, di quelli tradizionali?

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