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Niente paura, ci sono le Pmi – Mind Consulting

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A fronte di tanto pessimismo, inevitabile se si considera la crisi finanziaria che ha avuto origine negli Stati Uniti, scorrendo i dati del rapporto "Excelsior 2008", redatto in collaborazione dal Ministero del Lavoro e Unioncamere, si può tirare un sospiro di sollievo. Come più volte abbiamo sottolineato in passato le Pmi restano l’ossatura economica del nostro Paese e i numeri lo confermano.

Le Piccole e Medie Imprese sono le uniche a mantenere stabile nel tempo la loro performance economica e – aspetto principale – assicurano un "ricarico" consistente di nuovi posti lavoro anche nel primo semestre di quest’anno (+1,5%). Al contrario, le grandi imprese si devono accontentare di prestazioni di tono minore (-0,2% di nuovi posti di lavoro).

A metà anno le piccole imprese avevano già assunto i 100mila nuovi dipendenti preventivati a inizio 2008 e con buone prospettive di miglioramento nel futuro. A segnare nuovi posti di lavoro, anche le medie imprese (+0,8%), mentre preoccupa la situazione nelle grandi aziende, dove l’atteso aumento dello 0,2% della forza lavoro si è in realtà tradotto in una riduzione di posti di lavoro dello 0,2 per cento.

Dal rapporto emerge poi un’elevata richiesta (oltre 20mila unità) di dirigenti, impiegati a elevata specializzazione e tecnici, a discapito delle professioni meno qualificate, che fanno registrare una sensibile diminuzione (103mila contro i 115mila richiesti nel 2007). Tra i profili elevati più richiesti, ai quali le imprese, in quasi il 60% dei casi, offrono un contratto a tempo indeterminato, spiccano gli impiegati in amministrazione e finanza, in controllo di gestione, gli informatici e gli addetti alla logistica.

Positive, anche, le richieste di figure legate ai servizi alla persona: infermieri, fisioterapisti e assistenti sociali, anche se non si presentano più tanto dinamiche come in passato. Tra i lavori meno qualificati in calo impiegati e venditori, mentre fanno registrare un lieve aumento gli operai. Discorso a parte, infine, per i lavoratori immigrati, che fanno registrare, nel complesso, assunzioni in calo, ma sempre più qualificate. 

Nel 2008, infatti, i nuovi posti di lavoro "immigrati" non dovrebbero rappresentare più del 20,3% delle entrate complessive (erano pari al 27,1% nel 2007): una quota ben lontana dal picco raggiunto nel 2003, quando addirittura un terzo delle assunzioni programmate riguardava manodopera straniera. 

Tuttavia, aumenta il personale qualificato, soprattutto, nel commercio e nei servizi: con un dato lusinghiero, il 7% delle nuove assunzioni di immigrati andrà a ricoprire ruoli dirigenziali o, comunque, di elevata specializzazione. Insomma anche l’Italia si sta facendo strada, cosi come nei paesi anglosassoni, la cosiddetta "immigrazione qualificata".  MIND CONSULTING

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