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Rapporto mesoteliomi, rischi sul lavoro quando c’è l’amianto.

Tra le pubblicazioni dell’Ispesl – istituto superiore per la prevenzione e sicurezza sul lavoro – periodicamente ci sono i rapporti sui casi di mesotelioma. L’amianto, largamente utilizzato nei decenni scorsi nell’edilizia e molto diffuso in diversi ambienti di lavoro, provoca diverse patologie, spesso a carico dell’apparato respiratorio. E, tra queste, il mesotelioma, una forma rara di tumore che colpisce le membrane che rivestono torace e addome e che è classificato come un tumore a bassa curabilità derivante dall’estrazione e lavorazione dell’amianto.
L’inalazione dei minerali che compongono quello che comunemente chiamiamo amianto o asbesto è uno dei fattori, quindi di maggior rischio e come tale è monitorato ai fini di una prevenzione della malattia. È dal 1994 che questo minerale viene vietato nelle sue fasi di estrazione, lavorazione e commercio. Quindi troppo poco dopo decenni di lavoratori esposti al rischio che tuttora possono riportare patologie più o meno gravi e che, a livello aziendale, necessitano ancora oggi di una consulenza valutazione rischi che sia in grado di stabilire nei singoli casi quando, dove e come è possibile entrare in contatto ed esporsi al pericolo amianto.
Il rapporto dell’Ispels, il terzo in ordine di tempo, è il Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (Re.Na.M.), curato dal Laboratorio di epidemiologia del dipartimento di Medicina del lavoro. Il DpcM 308/2002 prevede, infatti, la trasmissione periodica di questi dati al Ministero della Salute e alle Regioni coinvolte, per una descrizione continua e dettagliata delle epidemia ritenute più rilevanti. Il primo rapporto risale al 2001, contenente i dati relativi al periodo 1993-1996 mentre il secondo fu pubblicato nel 2006, riportando i casi dal ’96 al 2001. Questo terzo volume, pubblicato da poco, descrive i casi di mesotelioma tenendo conto della loro incidenza e dell’esposizione all’amianto dal 2001 al 2004.
I dati fondamentali sono le stime di incidenza, la sopravvivenza, l’esposizione e i settori più coinvolti. Tutto è stimato a livello regionale – la sorveglianza epidemiologica infatti è basata sui Centri Operativi Regionali (COR). Nel volume sono presenti degli approfondimenti che esaminano i rischi di esposizione in vari settori, specie nel cemento-amianto, edilizia, petrolchimico, siderurgia e raffinerie.
È chiaro che moltissimi comparti produttivi sono interessati a questo problema e che devono dotarsi di misure di prevenzione del rischio, analisi e valutazioni su macchinari e impianti, tutto per tutelare la salute dei lavoratori ed evitare di andare contro la legislazione vigente in materia. Oltre al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è molto ampia tutta la normativa a proposito, dalle restrizioni e divieti di impiego nelle costruzioni e nelle attività pubbliche, alla protezione dei lavoratori a contatto con l’amianto, alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento ambientale.
Si parte dalla metà degli anni Ottanta con i divieti di uso amianto, omologazione di prodotti sostitutivi, etc. ma già negli anni Sessanta e Settanta si obbligavano le aziende all’assicurazione contro l’asbestosi (D.P.R. 257/1965) o alla denuncia (D. Interministeriale 18/4/1973). Fino ad arrivare alle norme a favore dell’ambiente, quindi le bonifiche di quelli che per decenni sono stati edifici e zone a rischio. Un dietrofront che insegna come ogni volta che si adotta un materiale nelle costruzioni, vada verificato il suo potere inquinante e nocivo per la salute di lavoratori e cittadini.

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