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Riforma del lavoro: manca una visione comune

La Riforma del Lavoro non è condivisa da tutti i partiti e soprattutto dalle parti sociali, ma il Ministro del Welfare, Elsa Fornero, è convinta che si tratti di un buon lavoro: lo ha affermato intervenendo al forum di Confcommercio, a Cernobbio. Adesso tocca al Parlamento revisionare ed approvare il testo, dato che, questa volta, il Governo ha voluto evitare la decretazione d’urgenza. Secondo alcuni, questo gesto dimostra la sicurezza di Monti nell’appoggio alla legge, da parte dei partiti: l’approvazione in Parlamento, infatti, darebbe una maggiore legittimazione alla riforma Fornero e potrebbe consentire di evitare le paventate tensioni sociali che deriverebbero dall’approvazione coatta di un decreto che, in fondo, è mal visto da un gran numero di cittadini della Repubblica “fondata sul lavoro”. Anche dal Quirinale arrivano delle retoriche rassicurazioni volte a calmare gli animi dei lavoratori: non ci saranno licenziamenti facili, fanno sapere dal colle. Nel suo intervento a Cernobbio, il ministro Fornero ha difeso le misure varate dal governo, a partire dalle modifiche all’articolo 18: secondo la Fornero, non c’è bisogno di creare tensioni sociali, perché nessun diritto verrà calpestato. Ha poi continuato rassicurando tutti sul fatto che in futuro, se la riforma dovesse passare, nessuno potrà mai licenziare un dipendente per motivi discriminatori. La revisione dell’articolo 18 permette ai datori di lavoro di intervenire con un licenziamento, solo quando ci sono ragioni oggettive.Si potrà licenziare in caso di aggiustamento di manodopera, ma in questi casi è previsto un indennizzo per il lavoratore. Fornero ha ripetuto che l’obiettivo della riforma del lavoro è quello di rendere l’economia italiana più attraente per gli imprenditori: la riforma dovrebbe limitare quel fenomeno delle aziende che magari chiudono qui in Italia per aprire in Serbia. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, il Ministro ha assicurato che dal 2013 prenderanno il via l’Aspi e il mini Aspi. Il discorsi della Fornero non convincono Susanna Camusso che annuncia la linea dura: nessun passo indietro verrà fatto sullo sciopero indetto dalla Cgil; la sospensione del lavoro di 16 ore, proclamata a margine della discussione sulla riforma, è confermata e semmai, la protesta sarà rafforzata. Questo perché il governo ha scelto di seguire la sua strada, senza aprirsi minimamente al dialogo con le parti sociali. Sulle tensioni sociali, tanto temute dai rappresentanti del governo, la Camusso invita ad aprire gli occhi per vedere la realtà. La riforma ha generato numerose preoccupazioni nei cittadini, pertanto, saranno numerose le reazioni su tutto il territorio nazionale. Va bene impegnarsi nei confronti dell’Europa ma sull’articolo 18, secondo la Camusso, si vuole far fare ai cittadini italiani, la fine già fatta dai nostri vicini greci. Durante il suo intervento, interrotto due volte da applausi in platea, la Camusso ha avuto parole dure nei confronti della riforma: secondo la leader Cgil,le nuove misure non creeranno alcun posto di lavoro e non contribuiranno alla crescita del Paese. Non sono le regole a mettere in moto la crescita, ma gli investimenti. Riguardo all’articolo 18, con il mancato reintegro per i licenziamenti economici illegittimi, la Camusso afferma che si vuole creare ingiustizia e incertezza nei lavoratori e questo è sicuramente un fattore di non competitività e improduttività del sistema. Senza una certa sicurezza, i lavoratori, che poi sono i cittadini del Paese, non potranno certamente impegnarsi in investimenti o spese, provocando una stagnazione dei consumi e dell’economia. Pertanto, la leader della Cgil ha annunciato che le soluzioni del governo in materia di licenziamenti verranno contrastate: secondo la Camusso, se un licenziamento è illegittimo, la sanzione deve essere la stessa qualunque sia la sua ragione. In questo modo ha ribadito il no secco della Cgil all’indennizzo per i licenziamenti di natura economica. Secondo la Cgil, quindi, la riforma del lavoro dovrebbe essere riscritta, in un’ottica di reale crescita e sviluppo del Paese, senza dar luogo a divari tra gruppi sociali che nuocerebbero al Paese intero.

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