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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE DEI PROCESSI ORGANIZZATIVI

Oggi le informazioni sono disponibili e possono essere messe sulle reti pubbliche o private, al fine di consentire l’esercizio di un controllo diretto o indiretto sulla performance di un’amministrazione.’ Si tratta dunque di accelerare il processo già avviato, per arrivare alla creazione di veri e propri ambienti virtuali di servizio, destinati sia agli utenti finali che al mondo delle imprese, che sostituiscano o integrino l’ufficio pubblico tradizionale. Insomma, quello che gli americani chiamano one-stop-shop. L’e-government, in questo ambito, può essere assimilato al concetto di e-business. Parafrasando, dovremmo trasformare l’espressione Business to Consumer in Government to Citizen oppure in Government to Enterprise.’ Infatti l’obiettivo del commercio elettronico è la conquista della fiducia del cliente. In questo caso è lo Stato che deve guadagnarsi o riconquistare la fiducia del cittadino. 2 AIYA – Informazione e politiche pubbliche. Supplemento al n. 6/2000 di Informazioni. ‘ Business to Consumer, ovvero commercio elettronico al dettaglio; Government to Citizen, il governo per il cittadino; Government to Enterprise, il governo per le aziende.

Tecnologia e innovazione dei processi organizzativi servono a ben poco se non si tiene conto che al centro di questa trasformazione ci sono gli uomini e le donne che, negli uffici, nelle scuole e nelle aziende, dovranno scegliere se subire o partecipare alla gestione di questa rivoluzione digitale. Per questo è indispensabile proseguire sulla strada della formazione professionale capillare, della alfabetizzazione informatica di massa. Non è facile passare dall’organizzazione e distribuzione dei servizi “geografica” a quella in rete, ma questa è una condizione indispensabile per facilitare la vita dei cittadini e rendere le imprese sempre più competitive. In alcuni paesi europei la sfida è stata già avviata da tempo. Per l”`Amministrazione Pubblica Digitale” la Germania spende 13.313 milioni di euro (circa 26 miliardi di lire); la Gran Bretagna 12.118 milioni di euro e 10.106 la Francia. Tutti i governi sono comunque alla ricerca di nuove strategie per formare il personale pubblico e gestire la transizione dalla carta al bit. Molte amministrazioni hanno mandato a scuola i dipendenti, per far loro conseguire la Patente Europea per il Computer (http: / /www.aicanet .it/ ecdl . htm). Altre si affidano al reclutamento online per selezionare in partenza risorse umane già abituate all’uso del computer e comunque per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. E il caso, per esempio, del Consiglio Nazionale delle Ricerche(http://www.cnr.it).

È ovvio che per arrivare alla cittadinanza digitale tutti debbano essere in grado di comunicare con il governo online. Un computer in ogni ufficio, dunque, ma anche in ogni famiglia. I processi di formazione devono partire dalla scuola e non trascurare i settori minacciati dall’emarginazione sociale. Adozione di interfacce semplici, usabilità dei siti Internet da un lato e contenuti ad alto valore di servizio dall’altro. Questa la ricetta per vincere la sfida. Non va trascurato il rischio della totale dipendenza dei governanti dai professionisti delle tecnologie. Va sviluppata certamente la collaborazione con il settore privato, ma allo stesso tempo le strutture pubbliche devono dotarsi di competenze tecniche proprie.
Resta il problema, segnalato da molti parlamenti locali, che riguarda le regioni periferiche e meno evolute. E vitale che i cittadini che vivono in queste regioni abbiano uguaglianza di accesso alle moderne reti di comunicazioni. E un obiettivo che l’Unione considera prioritario, per evitare che si accentui il divario digitale tra regioni più o meno sviluppate. In assenza di investimenti privati, dovranno essere gli enti pubblici a intervenire in queste aree, pur senza turbare gli equilibri del mercato. Il piano di azione entra anche nel merito degli aspetti più tecnici. Il previsto aumento esponenziale del traffico Internet rende infatti necessario il superamento dell’attuale protocollo IPv4 e la migrazione verso 1’IPv6, la rete di nuova generazione.’ L’Europa punta all’abolizione di ogni barriera di accesso alla rete per ricercatori e studenti e impone la creazione di una rete transnazionale a larga banda per le comunicazioni scientifiche digitali, che collegherà istituti di ricerca, università, biblioteche e centri scientifici e, progressivamente, le scuole. In questo modo si agevola la collaborazione tra le strutture e i centri di ricerca dell’intera Unione, di ogni disciplina scientifica e setto re. Universal Mobile Telecommunication System. Dal 2002-2003 anche in Italia saranno offerti al pubblico servizi basati su questo nuovo standard (IiNIT-2000) approvato dall’Authority internazionale per le telecomunicazioni (http://www.itu.int/). UMTS significa soprattutto alta velocità (almeno 2 Mbps). Con i telefoni portatili potremo trasmettere e ricevere immagini e suoni di alta qualità e compiere attività oggi impensabili. Oggi è ancora in uso la versione 4 (IPv4) del protocollo Internet (IP, Internet Protocol), che consente di adoperare circa quattro miliardi di indirizzi, ormai in via di esaurimento. Per questo la Internet Engineering Task Force, il consorzio che si occupa delle applicazioni per la rete, ha dato vita all’IPv6, che permette di aumentare la dimensione degli indirizzi da 32 a 128 bit. Una rete sicura e a prova di pirata informatico è la condizione essenziale per superare la diffidenza dei cittadini consumatori e garantire lo sviluppo del commercio elettronico. La risposta europea (http://europa.eu.int/information_society/eeurope/news_library/pdf_files/netsec_it.pdf) è uno stimo lo nei confronti dell’industria, affinché non si risparmi sull’adozione dei più evoluti sistemi di sicurezza. Alle pubbliche amministrazioni è affidato il compito di agevolare e sostenere le aziende che agiscono in questo settore specifico. La lotta alla cyber-criminalità, la delinquenza informatica, è uno degli obiettivi più importanti e l’Unione sta lavorando per un coordinamento sempre più stretto e qualificato tra le forze di polizia dei vari paesi. Allo stesso tempo, per garantire la sicurezza delle transazioni economiche in rete, si punta allo sviluppo delle tecnologie di pagamento basate su smart card.” Ogni cittadino europeo deve essere dotato delle competenze necessarie per vivere e lavorare nella nuova società dell’informazione, dice il Consiglio d’Europa, che invita gli Stati membri a far sì che ogni scuola abbia accesso a Internet e alle risorse ‘ La larghezza di banda si misura in gigabit, che corrisponde a circa un miliardo di bit. Si abbrevia in Gb. Il bit (binary digit) è la più piccola unità di misura del mondo digitale. Il termine significa “cifra binaria”. Ogni dato, suono o immagine può essere trasformato in bit, cioè in una sequenza di I o O. Otto bit danno vita a un byte. ” La smart card è una carta di plastica simile alla carta di credito. La differenza sta nel microprocessore, che permette di ricevere, conservare e tra-smettere un grande numero di informazioni digitali con alte garanzie di sicurezza.

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