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La scorsa settimana sul nostro Blog è stato pubblicato un articolo interessante a firma Doctor Who dal titolo (capitani coraggiosi, armiamoci e partite), piuttosto polemico, appunto, verso una classe imprenditoriale spesso definita incapace. La tesi esposta è condivisibile e riconducibile anche ai motivi fondamentali per cui oggi la durata media della vita delle aziende è bassissima.Secondo una ricerca della Royal Dutch Shell del 1983, condotta sulla lista Fortune delle prime 500 multinazionali al mondo, poche grandi imprese vivevano oltre i 40 anni. Oggi, alla luce dei recenti sconvolgimenti finanziari in ambito globale, il dato di cui sopra è notevolmente peggiorato e per quanto riguarda le piccole e medie aziende italiane è diventato preoccupante.Conosciamo tutti il ciclo di vita di un impresa: start up, fase di break even, momento di massimo sviluppo dell’attività a cui segue inesorabile una fase calante, prima impercettibile e successivamente inarrestabile. Quando ci si rende conto della situazione il ritardo accumulato è spesso irrecuperabile. Nel momento della discesa è difficile trovare le energie per invertire la tendenza e quando ci si trova di fronte a risultati fortemente negativi e a conseguenti crisi finanziarie, ci si deve affidare a soluzioni di Tourn-around che non sempre sono sufficienti e quindi l’azienda lentamente, e agonicamente, muore.Gli imprenditori che abbiamo incontrato negli ultimi tempi sono spesso in queste situazioni. Sovente attribuiscono i motivi delle loro difficoltà alle cicliche crisi di mercato, alla concorrenza spesso aggressiva e "scorretta", alle banche che non concedono più credito a buon mercato e al turn-over di personale. Noi sappiamo però che molti di questi fattori si possono gestire perché fanno parte della capacità di programmare e prevedere. Secondo me ci sono da considerare alcune altre cause, e spesso le elenco ai miei clienti imprenditori: scelte strategiche insensate e velleitarie, investimenti insufficienti, scarsa capacità di innovare, tendenza a privilegiare i terreni di "confort" e le rendite di posizione, incapacità di inserire nuove risorse, favorire cambiamenti negativi della motivazione del personale e, cito Doctor Who, incapacità di mantenere in azienda solo ciò che produce Valore. E questa è solo la punta dell’iceberg! La massa che ci sta sotto è il vero problema: mancanza di Leadership e strategia. E proprio come la massa di ghiaccio immersa che nasconde le vere dimensioni dell’iceberg, questo è un problema impercettibile, ma che dispiega i suoi effetti in una spirale che nel tempo è distruttiva. I problemi dell’oggi sono spesso la conseguenza di questa mancanza di Leadership e della incapacità di fare scelte strategiche corrette. Le conseguenze sono precipitose e si manifestano alla lunga in prepotenti problematiche economiche e finanziarie. Comincia una rincorsa infruttuosa per coprire le falle e restare a galla: il carosello del "tagli dei costi". Ma ormai il gioco è finito.Insomma, stiamo tutti sul mercato e a volte si possono avere delle difficoltà perché cambiano le condizioni. Ma le condizioni cambiano per tutti gli attori e i competitor del mercato e se si "perde" la strada della crescita, del Valore e del profitto è perché non abbiamo previsto il cambiamento o perché, prevedendolo, non abbiamo scelto la strategia migliore per affrontarlo!La crisi finanziaria recente ha accentuato le differenze tra gli imprenditori e i manager che sanno affrontare la "tempesta" e quelli che, pensando di salvare la "nave", hanno tagliato costi e buttato via in maniera indiscriminata tutto quello che secondo loro è "zavorra". Eppure, banalmente, basterebbe riconoscere i propri limiti e farsi aiutare.Le aziende che hanno continuato ad investire sui propri dipendenti e collaboratori in maniera strategica, sono quelle che stanno affrontando in maniera impeccabile la crisi.Secondo una recente inchiesta di Hay Group, pubblicata su Fortune, " i manager di queste aziende credono davvero che in ogni impresa le Persone sono il loro bene più prezioso". Quanti dei nostri manager e imprenditori impegnati nel "carosello" del taglio dei costi ad ogni costo possono dire di pensare lo stesso?!Analizzando da vicino i dati della ricerca di Hay Group viene fuori un dato inequivocabile, ma molto lontano dalla cultura media aziendale di imprenditori e manager che incontriamo ogni giorno: le Persone sono una risorsa, non una spesa.Tuttavia, ci sono ancora operatori, imprenditori ci sembra una parola grossa, che in tempi di crisi sistemica e prolungata abbattono la scure della riduzione dei costi sui propri collaboratori. I risultati sono tangibili e visibili: le aziende perdono Valore e quote di mercato. In un lento ed inesorabile processo auto degenerativo lentamente si trasformano nel concime di cui il mercato si nutre per sopravvivere.
Per approfondimenti: www.spheragroup.it
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Tags: business, controllo di gestione, marketing, strategie
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