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Eccellenza: i 20 Principi di Funakoshi attraverso l’Arte del Karate cap.1

1. Il Karate comincia e finisce con il saluto. Ancora oggi, la prima cosa che spiego nei miei corsi, è il motivo per cui ci si mette tutti in cerchio e il significato del saluto, infatti quest’ultimo non ha nessun riferimento religioso o settario, semplicemente ogni Arte incomincia e finisce con il saluto. Ciò accade ad esempio in tutte le discipline marziali occidentali ed orientali. Due karateka[1] si inchinano uno di fronte all’altro in segno di rispetto, per il proprio avversario, per il proprio Sensei[2] e per lo stile di appartenenza.Questo, sia prima che in seguito ad un combattimento o a un kata[3]. La stessa cosa avviene durante un incontro di boxe o di scherma, a teatro quando entrano in scena gli attori o il direttore d’orchestra, nello svolgimento della cerimonia del the. Ogni mattina e sera i militari di tutto il mondo salutano la bandiera della propria nazione. Il saluto, informale che sia, è un segno di rispetto, di approvazione, è il prologo e l’epilogo di un incontro. I popoli, in base alle proprie abitudini storico-sociali e politiche, hanno un saluto particolare, molti dei quali simili, altri totalmente diversi. Per noi esso rappresenta, oltre quello che è stato detto prima, il momento in cui il passato, che non c’è più, ha influenzato il presente, che a sua volta determina le sorti di ciò che deve ancora manifestarsi: il futuro. E’ un momento che sfugge al nostro razionale, è un attimo che continua a vivere, è il qui ed ora. In una nota del libro di Miamoto Musashi “ Il Gorin No Sho “[4], c’è la spiegazione del concetto di kime, base filosofica delle strategie di tutte le arti Zen. Esso è definito come: “ la volontà in atto coinvolgendo lo spirito”. Questo, secondo il mio punto di vista, è il massimo livello che possiamo raggiungere riguardo a ciò che abbiamo detto nelle righe precedenti, perchè enfatizza tutta l’energia dei nostri gesti e di ciò che rappresentano, attraverso una semplice ida applicativa, sia che stiamo meditando o che stiamo mangiando, dormendo, studiando, combattendo o lavorando. I ritmi frenetici del XX secolo hanno deviato l’uomo da questa strada, trasformandolo in una macchina che vale solo in base a ciò che produce, alienando tutta l’energia potenziale sia energetica che spirituale, la quale attinge il proprio carburante dalle leggi del cuore, le stesse che il salutarsi attorno ad un perimetro circolare enfatizza. Mettersi tutti in cerchio rappresenta un simbolo. Simbolo deriva dal greco symbàllò cioè “ mettere insieme “, “ tenere unito “ ed attraverso questa forma circolare ci colleghiamo ai significati che tale figura rappresenta. Fin dai tempi più remoti il mettersi in cerchio significava unione, uguaglianza, collaborazione ….. infinito. Una delle utopie della geometria euclidea è la quadratura del cerchio, rendere definito qualcosa di infinito. Gli stessi Cavalieri della Tavola Rotonda sedevano intorno circolarmente affinché nessuno fosse superiore a un altro, Re compreso. Nella tradizione medievale l’Uroborus, il serpente che si mangia la coda, è il simbolo del Principio e della Fine che appartengono all’Uno. Quando un uomo ed una donna si sposano, suggellano il loro giuramento di fedeltà ed unione nel bene e nel male finchè morte non li separi, con un cerchietto d’oro, la fede, uguale per entrambi, da portare all’anulare della mano sinistra, la mano del cuore. Le tribù si riuniscono intorno al fuoco in modo tale che tutti siano equidistanti rispetto al centro e tutti abbiano la possibilità di guardare ogni membro senza dover spostare la testa in avanti o in dietro. Per noi quindi, che studiamo Shiatsu, il cerchio rappresenta tutte queste cose e dobbiamo esprimerle contemporaneamente verso noi stessi e verso gli altri. Sembra strano come ogni volta che termino questo discorso, noto che piano piano tutti cercano di mettersi composti, dentro il perimetro immaginario di un cerchio più giottiano possibile.
[1] Coloro che studiano ed allenano l’arte del karate-do [2] Parola che indica Il Maestro. E’ colui il quale custodisce e rende vivi i segreti di un’arte, sicuramente una persona che è andata al di là di una mera tecnica, intuendo e facendo principi di vita l’essenza pura della sua Arte . [3] La definizione di tale parola è: “combattimento reale con avversari immaginari. [4] “ Il Libro dei Cinque Anelli “ scritto circa durante la metà del seicento.

L’arte marziale, come vedremo nei seguenti paragrafi, non vuole essere un metodo in cui l’individuo è addestrato come una macchina, pronto a fare del male, senza usare la parte “ umana “ che alberga in ogni uomo, ma rispettando certe metodiche, spinge l’individuo a trovare e superare i propri limiti. Lo Shiatsu, molto similmente da un punto di vista teorico, conduce il praticante lungo un percorso in cui si scoprono e si risolvono i blocchi energetici, che influenzano quelli posturali, respiratori, caratteriali. I concetti di collaborazione, di unità e di linguaggio non parlato, sono presenti ed espressi anche nel saluto dei karateka, che sempre e comunque precede e conclude ogni lezione, ogni combattimento, ogni kata. Il rispetto per se stessi e per gli altri sono la prima cosa che viene insegnata e rispetto vuol dire anche comunicazione.
[1] Posizione in piedi con le gambe dritte, i talloni uniti ed i piedi divaricati, le braccia sono lungo i fianchi. [

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