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Il termine “naturopatia” fu coniato dal dottor John Scheel di NewYork nel 1892, ma l’arte di curare facendo ricorso al mondo naturale veniva presentato anche con altri termini quali “Fisicopatia” (Macfadden) e “Terapia Naturale” (Lindlahr); di quest’ultimo bisogna menzionare il libro “The Philosophy of Natural Therapeutics” (La Filosofia della Terapeutica Naturale), un testo che rappresenta una pietra miliare nella storia della naturopatia.
Il significato etimologico del termine naturopatia viene interpretato in più modi: Natura più Pathos quale sofferenza, indicando che la natura è in grado di eliminare la malattia dell’uomo, però potrebbe anche indicare la “sofferenza della natura”.
Sembra invece che le radici della parola naturopatia derivino dall’inglese, unendo i termini Nature’s Path; a diffonderla sarebbe stato, nel 1902, Benedict Lust, per indicare “il sentiero della natura”, ovvero l’unica vera possibilità di intraprendere un cammino verso la salute, ricorrendo a ciò che la natura mette a disposizione. Ancora Lust definì la naturopatia: “Il sistema curativo naturale si basa su un ritorno alla natura mediante l’alimentazione equilibrata, la respirazione, l’esercizio fisico, i bagni, l’utilizzo di varie tecniche energetiche per eliminare le sostanze tossiche dall’organismo, aiutando in tal modo la persona ad ottenere uno stato di salute adeguato”.
Per molti il padre della naturopatia viene identificato in Vincent Priessnitz (1799 – 1851), un contadino austriaco, che osservando come un cervo ferito si curasse immergendosi nell’acqua di un torrente, pensò di applicare tale pratica all’uomo: idroterapia, ambiente salubre, alimentazione sana, divennero i cardini del buon vivere; erano così state gettate le basi della futura naturopatia, proprio partendo dall’idroterapia.
Fu proprio Lindlahr ad assumersi il carico di verificare la bontà di tali trattamenti, affermando: “Mentre l’allopatia considera le forme acute di malattia come dannose in se stesse, ostili alla vita e alla salute, come qualcosa da curare (noi diciamo “sopprimere”) con farmaci, ghiaccio o bisturi, la scuola naturopatica considera queste forzose pulizie domestiche, che sono le malattie, benefiche e necessarie; necessarie, per lo meno, fin tanto che gli esseri umano continuano ad ignorare le leggi di natura”.
Se Priessnitz ebbe i primi sentori dell’importanza della cura con l’acqua, è merito dell’abate Sebastian Kneipp (1821 – 1894) aver perfezionato e divulgato tale pratica. Il già menzionato Benedict Lust (1872 – 1942) fu uno degli allievi di Kneipp e trasferitosi negli Stati Uniti, divulgò le conoscenze idroterapiche, accompagnandole da consigli sullo stile di vita; Lust è considerato il fondatore della naturopatia americana.
Dall’inizio della seconda guerra mondiale per oltre un decennio, la naturopatia si diffuse nel mondo occidentale. Successivamente la scoperta dei nuovi farmaci di sintesi e l’enorme quantità di denaro che girava attorno al farmaco, ottenebrarono le medicine naturali, ritenute superficiali e ascientifiche. L’idea del curarsi con il “ritorno alla natura” veniva caricato di arretratezza e ostacolo per il progredire della scienza medica.
“La medicina convenzionale voleva migliorare la natura con la scienza e la tecnologia. Ma i naturopati erano contrari agli elementi chimici, sostenendo addirittura che i prodotti usati per l’agricoltura potevano provocare il cancro (un’idea radicale per quel tempo). Questo i medici non volevano nemmeno sentirlo. Secondo loro i prodotti chimici erano la migliore fonte per le nuove cure e si aspettavano grandi progressi dalla nascente biochimica”(Bratman S., 1999, p.91). Il ricorso agli antibiotici e ai sulfamidici sembrò dare ragione alla nascente farmacologia di sintesi, e la morte nel 1945 di Lust, decretò indirettamente il declino delle pratiche naturopatiche.
Bisognerà attendere gli anni Ottanta, quando, la scia del ritorno alla natura, e la crescente sfiducia verso la medicina ufficiale, riaccenderanno l’interesse per la naturopatia. Marchesseau, famoso biologo francese, votato alla naturopatia, scrive: “Se l’allopatia è intollerabile nell’ottanta per cento dei casi, è invece indispensabile in un venti per cento dei casi circa, in tutte quelle cioè che noi chiamiamo le emergenze dei «grands seçours»: i dolori iperacuti, un’invasione microbica inarrestabile, il campo dei blocchi che possono, se non corretti con urgenza, provocare a breve termine la morte. In tutti questi casi l’allopatia, se non esistesse, bisognerebbe inventarla”.
Il caso tedesco
La Germania si presenta totalmente diversificata dalle altre nazioni europee per quanto concerne la libertà di scelta in vista del mantenimento e recupero della salute. Il fatto che vi sia dagli ani trenta (1939) una figura professionale paramedica quale il “heilpraktiker” ovvero il “terapista non medico” è da imputare al retroterra culturale tedesco, frutto del convergere di grandi pensatori nell’ambito delle scienze umanistiche. In quel periodo nasceva il farmaco di sintesi e le cure farmacologiche iniziano ad imporsi come le uniche con avallo scientifico (i Rockfeller erano presenti sul mercato farmaceutico).
In contemporanea, in Germania una corrente di pensatori si oppone a tale supremazia che sposava il positivismo; così per garantire la libertà di scelta terapeutica una legge del 1869 (1873) difendeva i diritti di coloro che volevano ricorrere a discipline complementari: ogni sistema curativo presentava gli stessi diritti e poteva essere scelto dai cittadini in piena libertà. Con ciò si spiega lo sviluppo in quel periodo di alcune pratiche salutistiche e medicine complementari quali: idroterapia, omeopatia, igienismo; ed altre, allora meno diffuse, quali il vegetarianesimo.
Il riconoscimento di una figura diversa, ma complementare a quella del medico, e la sua permanenza sin dagli anni trenta, è imputabile alla particolare tradizione germanica, che ha rappresentato nel tempo un’eccezione, ed anche un auspicabile modello di riferimento.
"La naturopatia nella Germania Federale. Prendendo in considerazione la storia recente della naturopatia, si direbbe che la Germania Federale e l’India condividano l’onore di utilizzarne al massimo i benefici. La Germania ha qualcosa come duecentocinquanta stazioni termali, e si valuta che sino a cinque milioni di tedeschi facciano ‘la cura’ tutti gli anni, alcuni nell’ambito di sistemi assistenziali pubblici, a tariffe notevolmente ridotte. La Deutsche Heilpraktikerschaft (Società tedesca dei curatori) conferisce un premio annuale alla persona che ha dato il massimo contributo alla causa delle cure naturali nei dodici mesi precedenti". (Robert J. Bloomfield, 1984, pp.180, 181).
Riportiamo l’elenco (in ordine cronologico) dei personaggi che direttamente o indirettamente possono essere ritenuti precursori delle discipline e pratiche naturopatiche; la maggioranza di essi fanno parte dei precursori e terapeuti dell’idroterapia ed igienismo, ma sappiamo che è proprio da queste discipline che prese l’avvio la naturopatia come oggi s’intende.
Altri nomi di personaggi legati alle metodologie naturopatiche salutistiche:
John Scheel, Jethro Kloss, Gaylor Hauser, R. T. Trall, Daniel Schreber, Arnold Rikli, Ernsst Klein, A. Baugmarten, Health Baths, Louis Kuhner, E. Cayce, H. Langhof, William Howard Hay, Arnold Ehret, H. M. Shelton, Valentine Knaggs, Adelle Davis.
Tags: diploma naturopatia, medicina tradizionale, naturopata, naturopatia
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