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Test antidroga delle Iene… altre verità scomode

Incedibile, ancora una volta le Iene affacciano su realtà per molti inimmaginabili, per altri incredibilmente deludenti, per altri ancora da sempre ritenute plausibili.

2007, una Iena in borghese ha avvicinato i politici e con il pretesto di un’intervista sulla Finanziaria ha fatto tamponare la loro fronte da una finta truccatrice. Il campione doveva essere analizzato per verificare l’uso da parte dei nostri parlamentari di sostanze stupefacenti da sempre vietate nel nostro paese. Il risultato è stato di 16 onorevoli positivi su 50 campioni analizzati. Di questi parlamentari 12 avevano assunto cannabis e quattro cocaina.

Il servizio bomba avrebbe garantito uno scoop senza precedenti, eppure non è andato in onda. Ad intervenire è stato il Garante per la Privacy e così i politici hanno potuto dormire sonni tranquilli. Ma ci sono delle osservazioni che è lecito fare: Il servizio bloccato avrebbe garantito l’anonimato ai politici coinvolti dalla singolare inchiesta. Questo è fuori dubbio una garanzia che il programma, con dieci anni di servizi alle spalle, ha sempre garantito, dai ladri di motorini, ai guaritori filippini, per non parlare degli infermieri che vendevano i morti alle agenzie di pompe funebri. Tutti sempre rappresentati col volto coperto e dall’identità sconosciuta. Quello che viene spontaneo pensare, allora, è che in Italia evidentemente esiste una privacy di serie A per i parlamentari ed una di categoria inferiore per tutti gli altri.

Altra osservazione, il vero problema della situazione, ben più grave e serio è rappresentato dal fatto che in Italia, coloro che detengono il potere legislativo e si fanno portavoce dei diritti del cittadino, violano le stesse leggi che spesso hanno contribuito a far approvare in misura preoccupante. Qui non si tratta di una disputa tra proibizionisti e antiproibizionisti: ogni parlamentare ha diritto di operare secondo le proprie convinzioni, ma dovrebbe farlo nel rispetto della legge. Un personaggio pubblico gode di molti privilegi, ma deve pure accettare qualche regola in più, deve essere un modello di rappresentazione e di guida, incentivare l’educazione ed il rispetto delle leggi. Quanto può far piacere agli italiani sapere che parte dello stipendio dorato di questi signori finisce speso in droga, mentre molte famiglie non arrivano alla fine del mese? Qui c’è quanto basta per avvelenarsi l’animo per bene.

Ci sono casi di tossicodipendenza minore dichiarata e considerata aggravante per tante persone comuni. Non è giusto questa disuguaglianza in un regime democratico come non è giusto lasciare impunito e libero di rappresentare la volontà popolare un parlamentare che non è in grado di rispettare la legge. Ma questa obiezione, in Italia, è forse ormai troppo vecchia e comune, per poter essere presa sul serio. Di fatto la storia non cambia. No, non va bene.
Calissano si è presentato una domenica pomeriggio in Tv per affermare di aver abbandonato la droga e per questo viene accolto come un eroe. Tanti ragazzi qualsiasi devono affrontare lo stesso percorso e, spesso soli, lo devono fare con maggior eroismo. Non sentiamo alcun orgoglio per la nuova figura del parlamentare disintossicato.

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