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Tatuaggi: libertà, miti e rimozione

La pratica del tatuaggio è conosciuta e ha trovato fioritura già nel Medioevo, per quanto una simile marchiatura fosse ritenuta di natura pagana, che mal si confaceva ai ben noti riti cristiani. Clandestino dunque e non fenomeno di massa, con una dose di rilevanza sociale, quale gli attribuiamo oggi. Già nell’antica Roma il tatuaggio sembrava conoscere una discreta diffusione: i latini usavano chiamarlo marca ma già nell’epoca cristiana era diventato il segno di Caino. Una tara negativa con delle chiare conseguenze.

Questa connotazione negativa nel Medioevo era assodata e il tatuaggio non era per nulla tollerato, anche se qualche eccezione veniva riservata ai pellegrini, che magari provenivano da terre lontane e non conoscevano le usanze (era poi un cattivo affare criticare chi veniva a Roma, per convertirsi o rafforzare la propria fede). Farsi un tatuaggio insomma equivaleva a rompere gli schemi, a fare un patto col diavolo o rafforzare dei legami di sangue estranei alla devozione. Un principio di libertà che ancora persiste in alcune società moderne. Allora poi non c’erano affatto le tecniche di rimozione del tatuaggio conosciute oggi, tramite la tecnologia che sfrutta il laser, in ambienti sanitari ad alto standard di sicurezza. Un marchio era proprio per sempre. Caino fu scelto come protettore della categoria dei tatuati in quanto fu marchiato a vita, quando Dio organizzò la sua cacciata dall’Eden, in seguito all’omicidio del fratello Abele. Pensate un po’ alla situazione dei tatuati in un’epoca di avida e fervente fede cristiana: una simile ignominia risaliva nientemeno che ai figli dei primi abitanti della terra, Adamo ed Eva.

Oggi il tatuaggio è anche una moda e la sua diffusione ne annacqua lo spirito rivoluzionario e libertario che prima lo pervadeva. Nelle società moderne il tatuaggio ha comunque un ruolo specifico: più imborghesito, ma comunque selvaggio e sempre tenuto in conto da chi vuole affermare una certa libertà. Non è un caso che venga scelto dai carcerati di tutto il mondo o dagli sportivi, per esempio di colore, che vogliono riaffermare la liberazione dalla schiavitù. I tatuaggi sono spesso opere d’arte, composizioni di esperti body painter, artisti dell’ago, che sanno interpretare a dovere le inquietudini dell’uomo ordinario, dell’uomo moderno. Sono numerose le riviste dedicate al settore in tutto il mondo ed esistono autentiche “firme” che vendono i loro servizi, in realtà delle vere e proprie creazioni, a caro prezzo. Alcuni studi di body art sono oggetto di programmi sul genere reality show, sia in America che in Europa, mostrando tutta la loro maestria in un’arte vecchia quanto il mondo, ma che ha trovato ostacoli di natura religiosa. Oggigiorno, in Italia, una specifica ordinanza delle Forze Armate, vieta ai militari o a coloro che vogliono sottoscrivere la ferma volontaria, di esporre nelle zone scoperte i tatuaggi. Per questo motivo, per chi volesse intraprendere la carriera in una delle nostre armi, è fondamentale rivolgersi a un centro medico specializzato, per la rimozione integrale del tatuaggio.

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