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È nata Roma Attiva per una rivoluzione delicata ma decisa

La Capitale, svilita da anni di soprusi politici e abbandonata a se stessa, oggi è guidata da un gruppo incapace di produrre risultati positivi. Per questo è nata Roma Attiva, con lo scopo di aggregare quanti siano stufi di demagogia e populismo ed intendano impegnarsi per far tornare a splendere la nostra città con una rivoluzione delicata, ma decisa.
La politica ci piace, ma non apprezziamo i politici: nuovi e vecchi, compresi quelli dell’ultima ora che si sono dimostrati degli scappati di casa, capaci solo di chiacchiere e spocchia.
Roma ha bisogno di una nuova classe dirigente preparata, competente e coraggiosa in grado di assumere decisioni a favore e non contro, capace di investire senza paura e, soprattutto, libera da falsità e ideologie populiste.
Roma Attiva sviluppa iniziative politiche e culturali per promuovere l’affermazione dell’innovazione, della cultura e di una politica sociale, riformista e liberale.
Sosteniamo l’economia sociale di mercato, un modello di sviluppo dell’economia che si propone di garantire sia la libertà di mercato sia la giustizia sociale, armonizzandole tra loro.
La piena realizzazione dell’individuo non può avere luogo se non vengono garantite la libera iniziativa, la libertà di impresa, la libertà di mercato e la proprietà privata, ma che queste condizioni, da sole, non garantiscono la realizzazione della totalità degli individui (giustizia sociale) e la loro integrità psicofisica, per cui lo Stato deve intervenire laddove esse presentino i loro limiti.

Per Roma Attiva l’intervento statale non deve però guidare il mercato o interferire con i suoi esiti naturali: deve semplicemente prestare il suo soccorso laddove il mercato stesso fallisce nella sua funzione sociale, intervenendo per evitare drammi per i lavoratori e per le loro famiglie.
Per comprendere quanto Roma abbia bisogno di un cambiamento rapido e radicale, basta leggere quanto ha scritto Corrado Augias sulla situazione della nostra città:Per indire nuove elezioni sono necessario alcune condizioni politiche che al momento non ci sono; idem per il commissariamento che a questo punto molti sventurati cittadini romani si augurerebbero.I pochi mesi in cui il Campidoglio è stato retto dal prefetto Tronca sono ricordati come una parentesi felice dopo le turbolenze del sindaco Marino e prima della provata inefficienza di Virginia Raggi.Del resto anche a Bologna si ricordano i dodici mesi di commissariamento del prefetto Annamaria Cancellieri come un periodo di operosa tranquillità per l’amministrazione cittadina.
Con Virginia Raggi ci troviamo davanti a un caso di incapacità che supera divisioni politiche e adempimenti amministrativi, per non parlare degli orientamenti strategici sul futuro della capitale.Siamo semplicemente al fatto che questa sindaca non sa dove mettere le mani e purtroppo si vede — ogni giorno. Anche perché, nel tentativo di rimediare in qualche modo, si è dovuta circondare di persone molto discutibili alle quali chiedere un po’ di aiuto e sostegno.

Dal punto di vista politico si è creato così il paradosso che se il M5S fosse oggi all’opposizione, vedremmo i militanti grillini scandire il loro slogan “o-ne-stà, o-ne-stà” sulla piazza del Campidoglio con i volti tesi e commossi delle grandi occasioni.
L’ultimo episodio offensivo di cui sono stato testimone diretto s’è verificato alla prima di Tristano al teatro dell’Opera. La sindaca s’è affacciata, ha indossato la fascia tricolore, s’è fatta un paio di foto ed è sgusciata via da una porta laterale.
Il sindaco presiede il consiglio d’indirizzo del teatro dell’Opera (niente meno!), Tristano è uno dei picchi della civiltà musicale, l’esecuzione è stata magistrale.

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