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Adottare un bambino in Italia: l’esperienza dell’esperta Silvia Lanfranchi (I parte)

Quando non è possibile avere un figlio in modo naturale, si può decidere di ricorrere all’adozione, ma qual’è l’iter burocratico da seguire in Italia se si sceglie di adottare un bambino?

Lo abbiamo chiesto a Silvia Lanfranchi psicologa e psicoterapeuta,consulente dell’ente per le adozioni internazionali AFN, specializzata sui temi legati alle emozioni e le risorse nell’infanzia e nella famiglia e le difficoltà dell’apprendimento.

Mamme Nella Rete- Quali sono i requisiti in Italia per poter adottare un bambino?

Dott.ssa Silvia Lanfranchi-I requisiti per poter adottare, sia a livello nazionale che internazionale, sono espressi dall’articolo 6 della legge 184/83 “L’adozione è permessa ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni, o che raggiungano tale periodo sommando alla durata del matrimonio il periodo di convivenza prematrimoniale, e tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto e che siano idonei ad educare, istruire ed in grado di mantenere i minori che intendano adottare.”
Per quanto riguarda l’età, secondo la legge italiana la differenza minima fra adottante e adottato deve essere di 18 anni e massima di 45 anni per un coniuge e 55 per l’altro. Tale limite può essere derogato se i coniugi adottano due o più fratelli o se hanno già un altro figlio naturale o adottivo. Nelle adozioni internazionali però il calcolo dell’età è deciso dall’Autorità straniera quindi può subire delle variazioni a seconda del Paese scelto.
Come ultimo e non meno importante requisito, i coniugi devono essere idonei ad educare ed istruire ed in grado di mantenere i minori che intendono adottare. Questi dati vengono valutati da psicologi e assistenti sociali delle ASL e dell’Ente adottivo scelto successivamente.

MNR-Cos’è il rischio giuridico quando si parla di adozioni?

Dott.ssa Silvia Lanfranchi-Il rischio giuridico è il rischio che, di fronte ad un ricorso legale alla dichiarazione
di adottabilità il bimbo possa rientrare nella situazione genitoriale precedente. Sono percorsi burocratici lunghi e spesso con esito favorevole ai genitori adottivi, se le condizioni dei genitori naturali di poter mantenere ed educare il minore non sono migliorate. Al momento della proposta di abbinamento del minore viene ovviamente subito specificato se sussiste questa possibilità, in modo da permettere ai coniugi adottivi di conoscere più dati possibili sul bambino/a, con lo scopo di poterlo accogliere al meglio e valutare la situazione.
Infine il rischio giuridico nelle adozioni può capitare nella nazionale ma non in quella internazionale.

MNR-Adozioni internazionali e nazionali, qual’è la differenza e perché è più frequente l’adozione di bimbi stranieri?

Dott.ssa Silvia Lanfranchi-Negli ultimi anni, sia in Italia che in altri Stati economicamente più sviluppati, si è verificato un forte calo delle nascite con conseguente aumento di richiesta di adozione.
É stato registrato un forte e costante aumento delle adozioni internazionali con conseguente adozione di bambini stranieri. Questo può essere spiegato dal miglioramento delle condizioni socio-economiche dell’Italia e degli altri paesi più sviluppati, con conseguente riduzione del numero dei bambini in stato di abbandono a livello nazionale.
É possibile fare domanda per entrambi i percorsi all’inizio; in seguito, molti paesi stranieri al momento dell’accettazione della richiesta di adozione richiedono la sospensione della richiesta di adozione a livello nazionale.
Entrambi i percorsi, sia a livello nazionale che internazionale, sono purtroppo lunghi, ma, dalla mia esperienza in questi anni, posso dire che qualsiasi sia la provenienza sono anni di attesa premiati da dei bellissimi bambini che riempiono il cuore di gioia e di amore.
Silvia Lanfranchi tiene la rubrica Adottando con amore su Fiorentinisicresce
Blog http://guidaperbabysitter.blogspot.com/
Per info e foto: [email protected]
www.mammenellarete.it – Facebook – Twitter

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