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Le pietre raccontano le masserie di Puglia

Dicono che già nell’età del bronzo la Puglia produceva grano e orzo. Masserie: architetture imponenti, sagome racchiuse tra cielo e terreno. La loro storia è lunghissima e attraversa i millenni, carica di sudore, sofferenze ma anche di quella ricchezza agricola che appartiene al nostro passato. Le antiche fortificazioni medievali o i tetti innovati dagli aragonesi o ancora i piccoli fortini di campagna che solo al Sud hanno l’aria di castelli sono pietre capaci di parlarci una lingua del passato che oggi si coniuga a quella del turismo e del presente, senza dimenticare la tradizione.

Perché negarlo: la masseria puglia è un tema di moda ma si rischierebbe di deturparne l’origine e la storia, se si confinasse tutto negli ambiti turistici. Perché la Puglia fortificata è storiografia architettonica, è storia fatta di documenti, e di ricerche che profumano di terra, di feudo, di vecchi imperi produttivi poi diventati aziende, famiglie, vicende individuali. Tutto questo marasma di carte e di vite è riassunto nei muri delle masserie, nella pietra calcarea, nell’edilizia rurale che nel corso dei secoli ha dato vita a masserie che sono ciascuna un modello unico e inedito. Lo si capisce viaggiando tra le campagne pugliesi, incontrando torri e campanili, dal Subappennino al Salento tra muri bianchi che ti accecano nei giorni di sole e tra le scalinate rossastre che in alcuni casi portano ancora gli stemmi gentilizi delle famiglie proprietarie.
Ma si può viaggiare anche sfogliando libri come quelli appena editi da Adda, veri e propri «schedari» e manuali, in cui le masserie e la loro storia sono censite con meticolosità.

Sii scoprono autentiche rarità: sagome note e meno note, particolari caratteristici, come ad esempio a S. Severo quelli della masseria Mollica, carica di torrette cilindriche e torri angolari circolari; oppure sempre in Capitanata la bellissima torre alemanna di Cerignola che risale al XIII secolo e fu realizzata anche dai cavalieri teutonici. Passiamo in terra di Bari: ecco la masseria Malerba di Altamura o il chiarore della masseria Pantano di Gravina, oppure a Gioia del Colle la masseria Eramo, che tra arcate e cisterne riporta a quel gioco di colori bianco-rosso che fa parte della storia agricola pugliese. Viaggiamo ancora: Masseria Ferri – Ostuni ,antica masseria la cui caratteristica sono i Trulli con le volte a pignon, antiche costruzioni completamente in pietra , fatte delle cosiidette “chiancarelle”. E scendendo verso la terra d’Otranto, gli occhi si sgranano di fronte a Masseria Susciu di Carpignano, complesso cinquecentesco di incantevole bellezza; come pure Torre Spaccata a Fasano o Masseria Todisco a Taranto. Sempre nel Tarantino, Crispiano, masseria Fogliano e le sue volte uniche; o lo sguardo sui trulli o sul tufo di Masseria Ingegna a Nardò, edificata probabilmente nel XVI secolo. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, così come è infinito quel mondo agricolo e non solo che circonda queste mura antiche, che meritano sempre più attenzione.

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