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La storia di Cagliari e il mare

Il primo cantiere navale
Sembra curioso. Cagliari, città bagnata dal mare non ha mai avuto una vocazione marinara. Nei cromosomi dei cagliaritani non ci sono quei caratteri che ne avrebbero potuto fare un popolo di navigatori. Quando però Luigi Falqui Massidda, nel 1872 aprì a Cagliari il primo cantiere navale, tutta la città salutò con entusiasmo l’iniziativa. Era lungimirante quel giovane imprenditore, credeva che dal mare sarebbe potuto arrivare il grande sviluppo per la Sardegna. Cagliari era al centro del Mediterraneo e inoltre si andavano intensificando i traffici marittimi sulla rotta che collegava Gibilterra col canale di Suez inaugurato di recente. Era più che geniale l’idea di dare vita ad una linea di navigazione tutta sarda. Per far questo pensò di costruire due brigantini, ciascuno di mille tonnellate di stazza, ed uno scalo di alaggio del quale avrebbero potuto usufruire le navi che passavano vicino alla costa meridionale sarda. La costruzione dei brigantini e del cantiere navale sarebbe stata finanziata da una ‘Associazione in Partecipazione’ con un patrimonio di 369.000 lire. Alla sottoscrizione del capitale presero parte le più eminenti personalità cittadine, dalla duchessa di Genova al sindaco marchese Edmondo Roberti e ancora consiglieri comunali, professionisti, commercianti, aristocratici ed ecclesiastici tra i quali il Cardinale Luigi Amat. Il Cantiere Navale L. Falqui Massidda venne aperto nel 1872 a Sa Perdixedda, l’attuale molo Sabaudo, e il 27 luglio dell’anno successivo con una cerimonia solenne, iniziarono i lavori per la costruzione del primo brigantino. Ma se all’apparenza la situazione sembrava delle più rosee, in realtà l’impresa ben presto iniziò a scricchiolare. Prima l’impossibilità di assicurarsi tutto il legname necessario alla costruzione dei velieri, poi i forti debiti con le banche e alcune cambiali protestate, furono la classica buccia di banana che il 5 febbraio 1874 fecero dichiarare il fallimento dell’impresa.
Il parco geo-marino
Cento chilometri quadrati di mare, trentacinque di coste, dal promontorio di Capo Boi all’insenatura di Cala Pira. In poche parole è il parco geo-marino di Villasimius, distante poco più di quaranta chilometri da Cagliari. Nato per preservare gli splendidi fondali che da Capo Carbonara si estendono fino all’Isola dei Cavoli e di Serpentara, per gli amanti delle immersioni subacquee è un vero paradiso tutto da esplorare da sempre. Ogni tuffo nelle sue acque cristalline, riserva nuove sorprese e sono sufficienti maschera, pinne e boccaglio per sentirsi avvolti da un variopinto mondo sommerso. Già negli anni Cinquanta dal continente giungevano gli appassionati del diving. Una delle immersioni più suggestive si può fare all’Isola dei Cavoli, presso i Variglioni, un gigantesco monolite granitico sommerso che per la sua particolare forma viene chiamato “La Nave Romana”. Tra i numerosi anfratti e una sconfinata distesa verde di poseidonie, è possibile imbattersi in un’infinità di organismi grandi e piccoli, dalle forme e colori affascinanti. Ma non c’è solo il verde delle numerose alghe, ci si può imbattere nelle vistose gorgonie rosse e gialle, spugne tubulari viola, eunicelle, tra solitarie cernie brune, sempre più numerose nella riserva e ancora astici, aragoste, saraghi, tanute e le diffidenti orate sempre difficili da osservare. Le rocce fin dai primi metri di profondità sono popolate da nuvole di coloratissime donzelle, castagnole, piccoli saraghi fasciati, indolenti tordi e non si rado capita di trovarsi all’improvviso di fronte alla più temibile e combattiva murena che tra le cavità degli scogli difende la sua tana. Al largo, a profondità maggiori nuotano grandi dentici, e fanno le loro incursioni di caccia branchi di ricciole. Anche le nude distese di sabbia sono tutt’altro che deserte, ci sono i virtuosi del mimetismo come sogliole, rombi e razze che adeguano il loro colore a quello del fondale.

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