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Le bellezze della Sicilia (non quelle che trovi sempre)

Le bellezze della Sicilia

Non può bastare una vita per poter conoscere a fondo la bellezza della mia terra.. Ogni sasso, ogni cespuglio emana un fluido che incanta chiunque riesca a posare l’occhio sui tratti noti e meno noti della Sicilia.

Io sono una sua orgogliosa figlia, figlia di Sicilia, così tanto amata e tanto denigrata da chi con intenzionale cattiveria vuol gettare fango su di essa. Mi rammarico di questo e allo stesso tempo mi rendo conto che questi individui non si sono mai accorti di quello che c’è di incantevole da noi, del fascino che ogni cosa espande intorno, e li commisero, perché la loro anima così inaridita non è capace di cogliere la parte tenera, la bellezza intrinseca che la Sicilia possiede.

Dire di essere innamorata della Sicilia è restrittivo, il mio è un sentimento che si rinnova sempre, che diventa più grande ogni volta che ho la possibilità di gustare le piacevolezze dei luoghi a cui appartengo. Non sento il bisogno di conoscere altri paesi, luoghi esotici, lontani, remoti. Qui da noi c’è tutto… Si può scoprire il mondo solo andando da una punta all’altra della mia terra. Cosicché poso l’occhio sui declivi gialli e odorosi di ginestra, mi perdo ad osservare un ruscello che scorre in una faggeta, circondato da primule e ….crochi appena sbocciati. Non si può descrivere l’odore forte dei tigli, quando sembrano porgere i loro mazzolini di fiori a testa in giù, quasi ad offrire al passante il proprio dono.

Da noi non mancano i boschi, le pinete odorose di resina, anche quando la neve li avvolge e li ammanta di un candore diventato azzurro che un pittore faticherebbe a riprodurre.

Non mi stanco dei paesi dell’entroterra bianchi di pietra finemente lavorata nello stile barocco, a testimonianza che l’amore dell’uomo per la propria terra e per l’arte è più forte del terremoto distruttivo e poi… i piccoli fiordi di Brucoli, lingue d’acqua che entrano nella terra ferma, quasi dei nastri che abbelliscono la roccia calcarea dell’interno, e le caverne azzurro-smeraldo, riparo di gabbiani, e gallinelle…

A Capo Passero c’è un istmo di terra che congiunge il mar Ionio col Mediterraneo, se si è fortunati e c’è un po’ di vento, si vedono le onde frangersi in questo punto provenienti da destra e da sinistra e alla fine si abbracciano unendo la schiena bianca come vecchi amici che non si incontrano da tempo.

E che dire di Ragusa o Siracusa! Le meraviglie di questi luoghi sono talmente tante che solo con una visita dettagliata di possono gustare. Non a caso Ragusa Ibla è inserita nel patrimonio mondiale dell’Unesco, così come Noto che a poco a poco sta ritrovando il suo splendore offuscato dai passati crolli delle parti più belle del suo arredo urbano

Scendendo verso sud-ovest, c’è da esaltare la costa, col mare che cambia colore come un caleidoscopio a seconda della luce del sole, dell’azzurro del cielo, delle alghe, sentinelle del mare pulito, fino ad arrivare ad Agrigento e qui le parole non servono… I templi si stagliano imponenti nel cielo azzurro, le aaaaa fanno corona alla roccia color caffè-latte, antica, solida, eterna. Camminando lungo la via dei templi è come se il passato si infiltrasse in un e odo il rumore della vita, umanità fluita nei secoli, col suo carico di sentimenti, di emozioni e di respiro…

Poi si risale ancora, più nella parte occidentale dell’isola. La spiaggia sabbiosa lascia il posto, il più delle volte, a rocce a strapiombo sul mare, come canyon prepotenti e inattaccabili.

A Trapani ho visto i mulini a vento, giganti alati fra le saline di un bianco accecante, e poi Erice, Capo San Vito, ancora più primordiale e selvaggio, che riflette il carattere dei siciliani, passionale, per i quali non esistono le mezze misure e i colori non sfumati. Da noi o si ama o si odia e mi rendo conto che tutte le dominazioni che abbiamo avuto non sono venute qui invano o senza sapere cosa andavano incontro. Ogni popolo che ci ha conquistato era consapevole di quanto bella fosse la Sicilia, questo scrigno incantato nell’azzurro del mare contenesse tesori inestimabili.

Per questo il desiderio di mantenere questa conquista è stato a volte crudele, e ogni popolo conquistatore si è comportato come un uomo innamorato, con la foga di un amante geloso che per paura di poter perdere la sua conquista e per il senso di possesso, ha voluto lasciare il proprio seme, un marchio indelebile a testimoniare la propria esistenza. Perciò non si può etichettare il popolo siciliano. Come etnia e come cultura siamo un miscuglio straordinario. Portiamo ancora dentro la gelosia degli arabi, il gusto dell’arte dei greci, la raffinatezza dei normanni. E potrei continuare a lungo su questa scia di evocazioni nostalgiche, ma non serve, la Sicilia bisogna saperla vivere, saperla apprezzare anche nella sua rudezza, nel suo essere graffiante e la lava, come spaventosa, può essere quando ancora calda e rossa, scivola fra la neve candida dell’Etna, che ci ricorda la sua presenza con boati e fumo.

Noi la guardiamo con adorazione come se fosse un dio, mq un dio bonario che in fondo mantiene la sua autorevolezza con qualche minacce, ma ci dà dei benefici tali da farsi perdonare.

Non considero necessario soffermarmi sulle zone conosciute come Taormina, Catania, Messina o Palermo, Enna e Caltanisetta, solo venendo qui si può soddisfare pienamente questo bisogno d’arte, bellezza e cultura.

Un ultimo fiore all’occhiello che mi sento di trascurare sono i laghetti di Cassibile, verdi di smeraldo, dove il tempo si è fermato e dalle cui acque sembra che debbano uscire da un momento all’altro figure mitologiche. Venite ad amare la Sicilia con le sue isolette, le sue oasi, castelli, i borghi, i musei, la buona cucina, l’amore che ogni siciliano sa dare…

 

Rosetta Grasso

Giarre (Ct)

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