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Allarme Terra, Alessandro Cecchi Paone per You4planet.it


Il nostro pianeta sta male. Basta leggere le prime pagine dei giornali per avere ogni giorno notizie sulla sua pessima salute.
L’ultima, appena uscita sul “Journal of Climate” dell’American Meteorological Society, dice che nel 2300 la temperatura media globale potrebbe aumentare di 8 gradi centigradi, facendoci letteralmente arrostire.
È
da molto tempo che la maggior parte degli scienziati ha sollevato il
problema del riscaldamento globale: negli ultimi cento anni la
temperatura media sarebbe salita di 0,6 gradi centigradi, a causa dei
cosiddetti gas serra, prodotti dalle attività umane inquinanti. Gli effetti del riscaldamento sono sotto gli occhi di tutti.
Tanto per cominciare, le calotte polari si stanno sciogliendo: è di
pochi giorni fa la notizia secondo cui i ghiacci del Polo Nord, in base
ad alcune rilevazioni effettuate l’estate scorsa dalla statunitense
National Oceanic and Atmosferic Administration (Nooa), si sono ridotti
del 35 % rispetto al 1978. Con lo scioglimento dei ghiacci si innalza
gradualmente il livello del mare, con il rischio, per le città
costiere, di essere sommerse. Ma le conseguenze dell’aumento della
temperatura terrestre, che gli scienziati stanno già riscontrando e
che, se non si prenderanno provvedimenti, aumenteranno in futuro,
sarebbero diverse altre: le cime delle montagne, ricoperte da ghiaccio
e neve, tenderebbero a destabilizzarsi, provocando frane e smottamenti;
alcune aree del pianeta sarebbero colpite dalla siccità e numerose
specie vegetali e animali sparirebbero; la temperatura dell’acqua del
mare salirebbe, determinando tempeste sempre più numerose, soprattutto
ai Tropici…
E gli uragani dipenderebbero, secondo alcuni,
dall’innalzamento della temperatura. Che è una delle cause, ma non
l’unica, di un altro fenomeno che sta interessando la Terra: la
desertificazione, cioè l’aumento delle aree desertiche. Oltre al clima,
la spiegazione va ricercata in un uso sconsiderato del terreno da parte
dell’uomo. Il problema riguarda ben un terzo del mondo, tanto che le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2006 Anno internazionale dei deserti e della desertificazione.
Se
i deserti stanno aumentando, i laghi, invece, stanno rimpicciolendosi,
soprattutto quelli africani (come il Ciad, il Tonga, il Victoria). È
quanto è emerso poco tempo fa all’undicesima Conferenza mondiale sui
laghi di Nairobi. Le cause, oltre, al clima, sono da ricercare nell’azione diretta dell’uomo che ha costruito dighe, deviato il corso di alcuni fiumi a scopo agricolo, praticato un’intensiva raccolta di sale…
Lo stesso è successo al tristemente noto Lago d’Aral, in Asia, che fino
a
qualche decennio fa era il quarto lago del mondo e che lentamente sta
sparendo, con conseguenze tragiche per l’ambiente e per la popolazione
locale.
Ed è sempre l’uomo a causare altri disastri, come la
progressiva distruzione della foresta amazzonica: alcuni studiosi della
Stanford University hanno affermato che starebbe sparendo due volte più
in fretta di quanto si pensasse. A questa conclusione sono arrivati con
l’aiuto di un nuovo software in grado di analizzare le immagini
satellitari.
È infatti soprattutto grazie al telerilevamento satellitare che noi oggi possiamo conoscere lo stato di salute del nostro pianeta.
Era l’inizio degli anni Settanta quando la Nasa lanciò il primo
satellite per l’osservazione della Terra. Da allora le agenzie spaziali
di tutto il mondo ne hanno messi in orbita molti altri, con lo scopo di
monitorarlo e quindi anche di prevenire e tenere sotto controllo i
fenomeni ambientali.
I satelliti ci aiutano a capire come sta il
nostro mondo. Capire è fondamentale, poi però bisogna agire. Anche con
semplici azioni quotidiane.
Tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa per l’ambiente.
Ce lo ricorda anche il premio Nobel per la pace 2004 Wangari Maathai
(che ha piantato nelle zone desertificate del Kenya più di 30 milioni
di alberi) con questa storia orientale: in una foresta scoppia un
incendio spaventoso; tutti gli animali fuggono, tranne un piccolo
colibrì, che subito si dirige al fiume, raccoglie nel suo becco più
acqua che può e la butta addosso alle fiamme. E va avanti e indietro
più volte. Qualche animale in fuga lo guarda sbigottito e gli chiede: «Che cosa pensi di fare?». E lui risponde: «Tutto quello che posso».

 

 Link all’articolo: http://www.you4planet.it/informati_detail.php?post_id=44

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