La biodiversità è l’espressione della varietà degli organismi a tutti i livelli, quindi, è la varietà degli ecosistemi, delle comunità e degli organismi presenti in un particolare habitat. La Convention on Biological Diversity (CBD) definisce la biodiversità come “la variabilità di ogni origine esistente tra gli organismi viventi, compresi gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici, ed i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi”. La biodiversità viene così valutata su più livelli di organizzazione biologica, da quello genetico a quello delle comunità vegetali ed animali che compongono gli ambienti terrestri e acquatici, considerandone tutti gli aspetti funzionali, inclusi i processi ecologici ed evolutivi che la sostengono.

I servizi di un ecosistema dipendono in larga misura dalla biodiversità, la cui funzione economica è legata all’uso produttivo di risorse quali: legname, prodotti agricoli, fibre tessili etc. Ad essi si aggiungono gli aspetti paesistici ed i benefici per le politiche economiche derivanti dal mantenimento e dal ripristino della qualità ambientale. Particolarmente interessanti sono i vantaggi legati alla riduzione della vulnerabilità ecologica di un sistema: garantire la naturale fertilità del terreni agricoli permette, ad esempio, una riduzione dell’uso dei fertilizzanti.

Sono state recentemente introdotte le modalità per il pagamento dei servizi ecosistemici “payment for Ecosystem Services – PES”. Si tratta sostanzialmente di incentivi economici, rivolti a soggetti che con certificazioni volontarie, buone pratiche, comunicazione ambientale, promuovono il mantenimento delle molteplici funzioni ecologiche offerte dalla biodiversità e dal capitale naturale. L’agricoltura produce beni pubblici di tipo ambientale, come il paesaggio agrario, i prodotti tipici, la sicurezza alimentare e può contribuire ad eliminare contaminanti. Il mantenimento di questi servizi ambientali rappresenta una spesa aggiuntiva per gli imprenditori agricoli che dovrebbe essere remunerata, proprio attraverso i PES.

Un altro esempio della dipendenza dell’uomo dalla diversità delle specie esistenti, risiede nel fatto che esse costituiscono un patrimonio prezioso per ottenere principi attivi, necessari alla cura delle malattie. Circa l’80% della produzione mondiale di medicinali è ottenuta da piante o da estratti vegetali. Il National Cancer Institute (USA) ha identificato 1.400 specie tipiche delle foreste tropicali, che contengono sostanze utili contro il cancro. Più di 70.000 specie di piante sono usate nella medicina tradizionale e moderna, di queste circa 20.000 piante medicinali tradizionali sono a rischio di sovrasfruttamento ed alcune di esse rischiano l’estinzione (IUCN).

La conservazione della diversità biologica è un parametro guida per il mantenimento dei servizi eco sistemici e per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Ad esempio, il fito-placton degli oceani è un enorme serbatoio per lo scambio dell’anidride carbonica, è quindi il principale regolatore della concentrazione di questo gas serra nell’atmosfera. Anche il suolo, le paludi e le foreste, offrono un contributo essenziale per l’assorbimento di CO2.

A questo scopo, un ruolo chiave è offerto dalle aree seminaturali e rurali, dove possono essere adottate pratiche agricole volte al mantenimento della fertilità o alla riduzione dei processi di erosione e impermeabilizzazione dei suoli. Queste tecniche salvaguardano le risorse idriche sotterranee e di superficie, che a loro volta influiscono sul ciclo dell’acqua, inoltre, permettono di sottrarre una parte del carbonio all’atmosfera per trasformarlo in sostanza organica. La conservazione ed il recupero della fitness ambientale, possono essere in questo modo coniugati con le misure atte a contrastare il cambiamento del clima.