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AAA cercasi critici di design duri e puri, astenersi perditempo

Come regalo ai lettori, Frame tra il 24 e il 26 dicembre ha pubblicato integralmente l’articolo firmato Rick Poynor dal titolo I designer hanno bisogno della critica uscito sul numero 77 della rivista internazionale olandese. Un dono dolce-amaro, il tema dell’articolo, infatti, è la morte della critica, o meglio la morte di un certo tipo di critica, Poynor fa un’ampia riflessione sull’edulcorazione della scrittura critica dei giorni nostri, affermando quanto questo faccia male al design e alle riviste specializzate, che cercando di tenere il passo con il “frenetico mondo di internet” hanno perso la loro funzione primaria di strumento votato alla riflessione. Ma chi è Rick Poynor? Inglese, scrittore, critico, docente e curatore, specializzato nel design, nei media e nella cultura visiva, fondatore ed editore della rivista Eye, tiene una rubrica per la rivista Print dal 2000. I suoi articoli, saggi e recensioni sono apparsi in ID, Metropolis, Harvard Design Magazine, Adbusters, Blueprint, Icon, Frieze, Creative Review, Etapes, Domus, The Guardian, Financial Times e molte altre pubblicazioni. Nel 2003 è stato co-fondatore di Design Observer. Un curriculum di tutto rispetto… e non solo, da almeno 10 anni si sgola per richiamare l’attenzione dell’intellighenzia delle arti (nel senzo più ampio del termine) sullo stato di vacuità della critica di settore, la sua personale battaglia ha inizio con la ri-edizione, nel 2000, del Manifesto del 1964 First things first redatto da Ken Garland, firmato da ventidue professionisti della comunicazione e sostenuto da oltre quattrocento tra grafici ed artisti. Il cuore del manifesto era di opporsi alla tendenza contemporanea del design sempre più al servizio passivo del consumo delle merci. Uno stralcio: I progettisti che dedicano i loro sforzi soprattutto alla pubblicità, il , e lo sviluppo di marche stanno sostenendo ed implicitamente appoggiando un ambiente mentale così saturo di messaggi pubblicitari che sta cambiando il modo in cui il cittadino-consumatore parla, sente, risponde ed interagisce. In parte stiamo tutti partecipando alla stesura di un codice per la creazione di un discorso pubblico del tutto riduttivo e smisuratamente nocivo… da quel 1964 erano passati 36 anni… Parole attualissime anche all’alba del 2011… Nell’introduzione alla versione del 2000, scritta da Poynor troviamo la stessa fortissima critica all’involuzione della professione, scuotendo le menti dei cosidetti creativi responsabilizzandoli, affermando che se gli individui pensanti hanno la responsabilità di arginare le proliferanti tecnologie di persuasione, dunque il designer, come esperto manipolatore di queste tecnologie, ha una duplice responsabilità. Anche ora, in quest’ora tarda, in una cultura di rampante mercificazione, con tutti i suoi punti ciechi, distorsioni, pressioni, ossessioni, e pazzie, è possibile per i creativi scoprire vie alternative per operare nel design. Continua a leggere

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