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INCEPTION un Film di Christopher Nolan: quando la realtà è un Innesto!

Sembra confinato nella vita notturna ciò che un tempo dominava in pieno giorno.” S.Freud
La missione è determinante per il protagonista, ladro di segreti industriali rubati dal subconscio delle sue vittime durante le incursioni oniriche, ossessionato dal bisogno di una realtà che gli sfugge. Sua moglie è morta suicida, precipitando dai piani alti di un grattacielo davanti ai suoi occhi. I suoi figli sono ricordi dalle facce indistinte che appaiono in frammenti di corse sui prati o mentre giocano sulle calde sabbie di una spiaggia. La causa del suo dolore è un esperimento mai tentato prima, la possibilità di innestare nella mente di una persona una falsa verità, ma così brillante e così vera da propagarsi come un virus e da cambiargli per sempre il senso della vita. La moglie è la prima vittima di questo innesto di una realtà alternativa e lo invita a seguirla nel suo gesto definitivo nell’illusione che soltanto morendo assieme potranno finalmente vivere l’esistenza che hanno sempre sognato e che pazientemente hanno costruito ricordo dopo ricordo nei loro viaggi fantastici, splendenti di luce e di quiete. Per poter ottenere la custodia dei figli e scagionarsi dall’istigazione al suicido della moglie, deve innestare nell’erede di un magnate dell’energia, l’idea che la sua eredità paterna è la segmentazione della società di famiglia. In questo modo cesserà di essere il monopolista del settore, causando dei problemi di competitività al mandante della missione l’imprenditore giapponese interpretato da un ottimo Ken Watanabe, che ha il potere di ottenere la sua riunificazione famigliare. Durante un viaggio aereo, la squadra speciale di ingegneri del sogno, crea le condizioni per un sonno profondo che condurrà i protagonisti negli spazi nascosti della mente del figlio del magnate dell’energia per convincerlo che il suo vero futuro è adempiere alla volontà del padre morente. Il film vive su diversi piani molto ben congegnati e sprofonda in un labirinto di costruzioni surrealiste alla Renè Magritte dove interi quartieri si ripiegano su se stessi come fogli di carta e lo spazio diventa quadridimensionale come quello di un ipercubo. I sogni muoiono delle loro astrazioni, scoppiando come fuochi d’artificio multicolori o sgretolandosi in getti d’acqua scoppiettanti nel cupo crescendo di una colonna sonora che ricorda le tenebre della Gotham City di Batman. Ma non è facile entrare nella mente di una persona. Per non restare vittima passiva, si difende con i guerrieri del subconscio rappresentati da squadroni di contractor che ingaggiano battaglie urbane inseguiti da treni che corrono senza binari in pieno centro cittadino o in scontri multilivello in basi artiche da videogame. Leonardo di Caprio è intenso nel suo sguardo dolente per la perdita della moglie Marion Cotillard, che appare nei suoi sogni come elemento di disturbo per convincerlo che per poter tornare a vivere con lei basta abbandonare la missione. La bellezza rarefatta di Ellen Page, leggiadra e minuta come una statua di porcellana e giovane architetto di sogni, è quella infantile curiosità del mondo studentesco dove si può ancora fantasticare di cambiare il proprio futuro ed aiuta il protagonista a scegliere di tornare a vivere con i figli nella realtà desiderata aprendo gli occhi. Il pubblico in sala ha partecipato con viva emozione alle scene di guerriglia e nelle costruzioni iperrealiste dell’albergo quando si combatte nei corridoi fluttuando nel vuoto in assenza di gravità . L’intero film è una esperienza emotiva che non può essere ricordata nel dettaglio proprio come in un sogno e può tranquillamente essere rivissuta, sperimentando ad ogni visione una scarica elettrica di genuine emozioni . Una musica preparatoria avvisa la coscienza dei protagonisti che il sogno collettivo è giunto al termine ed il pubblico della fine di questa esaltante esperienza creativa. Il corpo si desta alle sue vive sensazioni nel tempo relativo delle varie dimensioni oniriche dove i minuti sono ore o per rapida immersione in una vasca d’acqua gelida o per caduta precipitando il furgone nel fiume o facendo esplodere i cavi di un ascensore sospeso nel vuoto. Come decidere se la situazione vissuta è reale o frutto di una costruzione fantastica? Con il minuscolo totem che ciascun personaggio si porta dietro e che per il protagonista è una piccola trottola. Nella realtà cessa di girare ad opera della forza di gravità, che ci ancora spietata alle nostre esistenze, mentre resta a ruotare all’infinito nel sonno profondo del limbo. Molto suggestiva la scena dove il Chimico, che garantisce mediante sedativo la profondità del sogno, invita gli spettatori a valutare la qualità dei suoi preparati osservando un’intera sala piena di persone addormentate a condividere visioni. Questo è il futuro che ci aspetta per fuggire dalla nostra realtà vuota ed oppressiva “dormire, dormire non altro e con un sonno diciamo, por fine allo strazio del cuore ed alle mille e naturali jatture che la carne eredita nascendo… Dormire! Forse sognare…” Rainbow7

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