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La grande bellezza, viaggio nella Roma della scrittura e dell’arte decaduta

Presentato in concorso a Cannes e nelle sale italiane da qualche giorno, La grande bellezza è il nuovo film di Paolo Sorrentino, un viaggio maestoso e ironico ispirato a Fellini che racconta La dolce vita contemporanea gettando lo sguardo sul decadente mondo dell’arte e della cultura capitolina, soprattutto la letteratura.

Il protagonista del film è Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, uno scrittore 65enne che dopo aver conquistato il successo e la fama col libro d’esordio L’apparato umano (che sarebbe dovuto essere il titolo) si dedica alla mondanità e a scrivere buffi articoli di colore su un giornale. Seppure inventato in ogni forma, La grande bellezza prende spunto dalla realtà, suggerisce o insinua presenze reali in nomi e situazioni, si è fatto dare una mano anche da Giulio Einaudi Editore per avere una migliore consulenza sul fantomatico libro e sul suo percorso editoriale e sulla società che circonda il bel mondo romano, sempre più brutto.

E nel ritratto di questo mondo che il botulino ha deformato e il cinismo annoiato ha inaridito, l’unica a vincere è la parola, che scava nei personaggi, che scolpisce i contorni, che illumina o distrugge ciò che la circonda. In questo si nota l’esperienza che Sorrentino negli ultimi anni ha alimentato come scrittore: nel 2010 con Hanno tutti ragione e poi nel 2012 con Tony Pagoda e i suoi amici, entrambi pubblicati da Feltrinelli, un romanzo e un racconto che trascrivono uno dei mondi poetici di Sorrentino, riprendendone qualche personaggio o evento e cristallizzando con i tipi sulla carta la maestosità della sua visione cinematografica. Che con La grande bellezza raggiunge uno dei suoi vertici.

Presentato in concorso a Cannes e nelle sale italiane da qualche giorno, La grande bellezza è il nuovo film di Paolo Sorrentino, un viaggio maestoso e ironico ispirato a Fellini che racconta La dolce vita contemporanea gettando lo sguardo sul decadente mondo dell’arte e della cultura capitolina, soprattutto la letteratura.
Il protagonista del film è Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, uno scrittore 65enne che dopo aver conquistato il successo e la fama col libro d’esordio L’apparato umano (che sarebbe dovuto essere il titolo) si dedica alla mondanità e a scrivere buffi articoli di colore su un giornale. Seppure inventato in ogni forma, La grande bellezza prende spunto dalla realtà, suggerisce o insinua presenze reali in nomi e situazioni, si è fatto dare una mano anche da Giulio Einaudi Editore per avere una migliore consulenza sul fantomatico libro e sul suo percorso editoriale e sulla società che circonda il bel mondo romano, sempre più brutto.
E nel ritratto di questo mondo che il botulino ha deformato e il cinismo annoiato ha inaridito, l’unica a vincere è la parola, che scava nei personaggi, che scolpisce i contorni, che illumina o distrugge ciò che la circonda. In questo si nota l’esperienza che Sorrentino negli ultimi anni ha alimentato come scrittore: nel 2010 con Hanno tutti ragione e poi nel 2012 con Tony Pagoda e i suoi amici, entrambi pubblicati da Feltrinelli, un romanzo e un racconto che trascrivono uno dei mondi poetici di Sorrentino, riprendendone qualche personaggio o evento e cristallizzando con i tipi sulla carta la maestosità della sua visione cinematografica. Che con La grande bellezza raggiunge uno dei suoi vertici.
– See more at: http://www.sixprint.it/magazine/6990/la-grande-bellezza-viaggio-nella-roma-della-scrittura-e-dellarte-decaduta#sthash.uNhw2uf8.dpuf

Presentato in concorso a Cannes e nelle sale italiane da qualche giorno, La grande bellezza è il nuovo film di Paolo Sorrentino, un viaggio maestoso e ironico ispirato a Fellini che racconta La dolce vita contemporanea gettando lo sguardo sul decadente mondo dell’arte e della cultura capitolina, soprattutto la letteratura.
Il protagonista del film è Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, uno scrittore 65enne che dopo aver conquistato il successo e la fama col libro d’esordio L’apparato umano (che sarebbe dovuto essere il titolo) si dedica alla mondanità e a scrivere buffi articoli di colore su un giornale. Seppure inventato in ogni forma, La grande bellezza prende spunto dalla realtà, suggerisce o insinua presenze reali in nomi e situazioni, si è fatto dare una mano anche da Giulio Einaudi Editore per avere una migliore consulenza sul fantomatico libro e sul suo percorso editoriale e sulla società che circonda il bel mondo romano, sempre più brutto.
E nel ritratto di questo mondo che il botulino ha deformato e il cinismo annoiato ha inaridito, l’unica a vincere è la parola, che scava nei personaggi, che scolpisce i contorni, che illumina o distrugge ciò che la circonda. In questo si nota l’esperienza che Sorrentino negli ultimi anni ha alimentato come scrittore: nel 2010 con Hanno tutti ragione e poi nel 2012 con Tony Pagoda e i suoi amici, entrambi pubblicati da Feltrinelli, un romanzo e un racconto che trascrivono uno dei mondi poetici di Sorrentino, riprendendone qualche personaggio o evento e cristallizzando con i tipi sulla carta la maestosità della sua visione cinematografica. Che con La grande bellezza raggiunge uno dei suoi vertici.
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