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Giuliano Ravazzini – Contadini a Rimini(Migrazioni di Microazioni project)Rimini dal 02/05/2009 al 31/05/2009

Giuliano Ravazzini, Sassuolo (MO) 1960.
Artista italiano, non convenzionale, precursore di tematiche e simbologie, interprete di progetti interdisciplinari di confine, fotografo, scultore e performer, produttore di eventi backbone, Giuliano Ravazzini è certamente un personaggio singolare che traccia un solco evidente nel  panorama artistico contemporaneo, e che recentemente si è dedicato  a tematiche legate ai simboli (Stauros) alla natura e alle sue emergenze (Hortus, Dimore Bestiali, Un Hub nell’idrosfera, Migrazioni di Microazioni). 
La sua è una produzione artistica che procede lungo sentieri in parte già praticati da artisti come Joseph Beuys, Richard Long, ma se l’attenzione alle tematiche è la stessa, differente è invece l’approccio, Ravazzini separa in modo totale la sua vita, dal suo essere artista. In lui vi è qualcosa di radicale nell’osservare, e lo fa da lontano e con discrezione, il suo occhio indaga irrefrenabile aspetti e prospettive che si rivelano poi eminentemente centrali.
Egli rappresenta e visualizza concetti usando molteplici linguaggi, la sua poetica non è riconoscibile da stilemi estetici, il filo che conduce le sue ricerche è piuttosto di tipo concettuale.

Le sue azioni, le sue immagini e le sue opere sono colme di simbolismi che sconfinano nel sacro ma anche di citazioni del mondo naturale riferimenti alla religione cattolica e soprattutto, al mondo animale.

In lui c’è una  percezione della natura mite e amica, ma anche mortale e

crudele, l’istinto dell’artista non represso e sfrenato lo priva di quella  morale,

tipica prerogativa umana e lo spinge ad indagare più a fondo in una sorta di soglia, di confine dove tutto per lui diventa più chiaro.

Come uno sciamano visionario opera in piena libertà, soffrendo dei propri limiti, egli invoca una più ampia percezione, desiderando un’armonia tra uomo e natura.

 

Ilario Baudanza

 

La superficie della terra, accoglie le semine di Ravazzini che, nel paesaggio, ovunque deposita le Seed Bomb, (climaticamente autonome) in qualsiasi momento dell’anno possono germogliare e  modificare lo spazio circostante, produrre un raccolto organico anche commestibile.

L’involucro protettivo e il luogo specifico in cui stazionano favoriscono la crescita dei semi.Non vi è nulla di organizzato e nessuna forma estetica da raggiungere, l’azione che si svolge nella natura è una presa di coscienza dell’uomo, su spazi e territori che da tale intervento saranno modificati.

Il desiderio, da parte di Ravazzini, non è suggestionare lo spettatore evocando miti archeologici o spettacolari monumenti, ma piuttosto è urgente il desiderio di andare semplicemente all’aperto e recuperare la dimensione rituale e preistorica, l’estetica e la poetica sono il gesto, che trasporta la dimensione mentale umana nel divenire antropico della natura così come stare nel paesaggio e riflettere sull’uomo il tempo e la natura.

Egli ama le coltivazioni agricole, i deserti, i paesaggi urbani, e i luoghi abbandonati interviene su grandi aree ma anche su piccoli accumuli generati dal vento, mette di fronte l’uomo alle proprie mani, ed anche al suo recondito bisogno di toccare la terra. Tale poetica non si preoccupa certo della disgregazione naturale, gli agenti atmosferici sono attesi. Queste azioni pur producendo significativi mutamenti fisico materiali ed evidenti cambiamenti nel paesaggio  sono destinate ad un veloce consumo entropico.

Non resterà traccia alcuna.

Terriccio, torba bionda o bruna, letame decomposto, concime, semi, vertigine, confine, soglia, selvatico, decrescita, analfabeta, uomo, buono, stadio climax

Mi interessa molto il futuro: è lì che passerò il resto della mia vita.
(Groucho Marx)

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