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Descrivere la figura di Charles [1] Saatchi è un’impresa alquanto ardua. Negli anni Settanta lo si poteva definire il più grande Art Director inglese, visto che insieme al fratello Maurice fondò l’agenzia pubblicitaria [1] Saatchi&[1] Saatchi, che con le sue campagne accompagnò l’ascesa al potere della signora Thatcher. Ma ora spendere parole sul suo conto è più complicato. Nel sistema artistico si cerca di definire il ruolo di Mr. [1] Saatchi, ormai da troppi anni. Da sempre è stato descritto come collezionista, un mercante o un promoter, ma in realtà si potrebbe affidargli l’appellativo di “Re Mida” del contemporaneo, visto che possiede una meravigliosa capacità di trasformare in celebrità tutti gli artisti che prende sotto la sua ala protettrice. Insomma, [1] Saatchi è colui che in tutto il mondo è conosciuto come il collezionista capace di creare tendenze e di dettare moda. Pensiamo solamente quando iniziò ad accumulare l’arte inglese degli anni Novanta, da quel momento in poi il globo si prestò ad acquistare le opere della [2] YBA (Young British Art), soprattutto i lavori di [3] Damien Hirst e [4] Tracey Emin. Ormai la generazione della [2] YBA è riconosciuta a livello internazionale e per questo motivo Charles [1] Saatchi sta puntando la sua attenzione sull’arte cinese e mediorientale. E questo si evince con l’apertura della sua nuova galleria a Londra. In un palazzo imponente e magnifico in stile georgiano, il 9 ottobre Mr. [1] Saatchi ha aperto al pubblico la sua nuovissima sede londinese con un evento dedicato al Made in China. La mostra inaugurale della nuova [1] Saatchi gallery è intitolata “The Revolution Continues: New Art from China” ed è dedicata a 24 pittori e scultori cinesi famosi o quasi esordienti. Nomi come [5] Yue Minjun, [6] Zhang Xiaogang e [7] Zeng Fanzhi, artisti cinesi ormai delle vere e proprie star nell’ambiente artistico e soprattutto nel mercato, in quanto le loro opere sono quotate milioni e milioni di dollari.Ma l’installazione più sorprendente, che occupa per intero una delle 15 sale principali del palazzo (oltre 7 mila metri quadrati di spazi in tutto) è stata prodotta da [8] Sun Yuan e [9] Peng Yu, due emergenti provenienti dal lontano mondo artistico asiatico. Si tratta di una sorta di “ospizio politico” in cui i due artisti hanno piazzato tredici vecchietti su sedie rotelle a motore che si urtano continuamente tra loro. Metafora, secondo il duo, dello stato delle Nazioni Unite. Le sculture in gel, molto realistiche, evocano leader mondiali in disarmo: uno è divisa con file di decorazioni sul petto, un altro ha la kefiah di dignitario arabo, uno l’abito talare di un arcivescovo ortodosso, un altro indossa le cuffie per la traduzione simultanea di una impossibile conferenza internazionale.In seguito si passa per le surreali macchine da guerra di [10] Shi Jinsong, che si diletta nel trasformare carrozzine, passeggini e girelli per infanti aggiungendo fucili, puntatori laser e lame acuminate. Poi si arriva all’escremento gigante di [11] Liu Wei.Dopo i cinesi di The Revolution Continues, che proseguirà fino al 18 gennaio 2009, [1] Saatchi ha messo in programma una mostra mediorientale, con nuovi talenti venuti dall’Iraq e dall’Iran. Sembra proprio che l’arte proveniente dai paesi islamici sia il nuovo interesse che si prospetta [1] Saatchi. Questo sospetto era già nato quando nel corso della [12] Dubai Art, un suo assistente aveva acquistato un lavoro dell’artista pakistano Huma Mulij. Ora la nuova tendenza del “Re Mida” diventa certezza grazie al palinsesto degli eventi nella sua nuova galleria Duke of York’s Headquarters. Insomma, l’ultimo amore artistico, che per [1] Saatchi equivale anche ad un affare economico, è l’arte contemporanea mediorientale, oltre che quella cinese.All’anteprima per la stampa nella nuova galleria, la direttrice Rebecca Wilson, ha rassicurato i giornalisti per la mancanza di Mr. [1] Saatchi (non ama farsi vedere in occasioni mondane) dicendo: “Charles è qui intorno; ma no, non parlerà con voi. É per questo che sono qui io”. La signora Wilson non vuole dire quanto sia costata l’impresa di convertire un ex caserma in galleria (le voci affermano circa 4 milioni di euro), ma sottolinea che sarà l’unico museo di arte contemporanea di queste dimensioni completamente gratuito per il pubblico. In questa direzione gioca un ruolo fondamentale l’accordo stipulato con la casa d’aste [13] Phillips de Pury & Company che permetterà l’ingresso gratuito (nella vecchia sede chiusa ormai da due anni l’ingresso era fissato a 7£) anche per mostre speciali. Con questa mossa [1] Saatchi, da ottimo stratega, prevede di superare il milione di visitatori annui, contro i 600.000 della sede precedente.
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