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157. La Federcaccia finalmente batte un colpo.

Nel grande dibattito sulla 157 e sulle sue modifiche, BigHunter continua l’approfondimento  interpellando oggi Massimo Cocchi, Consigliere Nazionale e autorevole esponente della Federcaccia Toscana, e assiduo e autorevole soggetto, come lo ha definito con noi il presidente Timo, della Commissione Fidc per la revisione della legge.
Tra i punti sottolineati da Cocchi nell’intervista emerge innanzitutto il fermo riferimento al quadro europeo ed internazionale, salvaguardando l’impianto generale della 157 “costituito da programmazione, pianificazione, gestione faunistico-venatoria con attenzione particolare all’ambiente, all’agricoltura, alla tutela della fauna; la struttura organizzativa, con gli Atc ed i Ca ed i loro organi e ruoli; la regolamentazione degli accessi e della mobilità dei cacciatori.  Vanno salvaguardate e valorizzate anche le funzioni della scienza, potenziando le capacità di ricerca e superando però una situazione che ha visto spesso, fino ad oggi, l’Infs invadere competenze proprie delle istanze di governo del territorio”.
Cocchi non nasconde però la necessità del cambiamento per  “superare una proposizione della caccia vista in certo modo solo come attività residuale ed esplicitare un altro concetto: le politiche volte alla conservazione e all’incremento del patrimonio faunistico devono tenere conto delle esigenze connesse alla conduzione agricola ed all’esercizio dell’attività venatoria”.  Necessario secondo l’esponente di Federcaccia sarà allo stesso tempo anche “Chiarire il quadro di competenze dopo la modifica del titolo V della Costituzione, esplicitando che la gestione, la tutela della fauna selvatica e la disciplina dell’attività venatoria sono materie di competenza delle Regioni e Province autonome, restando allo Stato specie e tempi generali di caccia”.
Per quanto riguarda il ruolo e le competenze dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora Ispra), secondo Cocchi è necessario “superare uno stato delle cose che ha visto di fatto l’Infs invadere il terreno proprio di questi ultimi” e di fatto quindi occorre “Potenziare e qualificare l’Istituto come organo scientifico e tecnico di ricerca incaricato di censire, su tutto il territorio nazionale, il patrimonio faunistico, studiarne lo stato, realizzare studi e ricerche concernenti la conservazione e la gestione di fauna ed habitat, e di fornire dati e risultati allo Stato, alle Regioni, agli enti gestori, dotando l’Istituto stesso dei mezzi necessari”.
Allo stesso modo Cocchi ipotizza il rafforzamento del “Comitato Tecnico faunistico – venatorio Nazionale “ che, per composizione e competenze attribuite, svolga un ruolo maggiormente attivo e contribuisca realmente al governo della materia”.
Necessario per Federcaccia sarà anche “valorizzare la dimensione regionale nella pianificazione faunistico venatoria, trasformando il Piano Regionale da “coordinamento” dei Piani provinciali in effettivo primario strumento di programmazione, redatto sulla base delle proposte delle Province ma definito nell’ottica territoriale più ampia della Regione, per permettere scelte maggiormente sinergiche ed un governo unitario e coerente della materia su scala più adeguata”.
Le modifiche ipotizzate da Federcaccia sono state accolte anche da alcune associazioni di agricoltori e di ambientalisti, insieme anche ad altre associazioni venatorie, nella redazione di un documento che sancisce l’accordo. Cocchi spiega gli sviluppi dell’intesa “Il confronto al tavolo costituito procede, ed ho già detto che un primo documento è stato prodotto.
Personalmente lo considero un segnale incoraggiante per possibili convergenze che abbiano l’obbiettivo, come usava dire un vecchio amico, non di “un compromesso al livello dei più imbecilli” ma di un’intesa  qualificata ed equilibrata”.

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