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Catapano Giuseppe : il diritto alla vita

La condanna da parte della Corte di Strasburgo all’Italia per violazione dei diritti umani è particolarmente umiliante e si accompagna alle già ripetute condanne sull’inefficienza e il ritardo nell’applicazione della giustizia nel nostro Paese. Il secondo fenomeno, meno grave ma altrettanto emblematico, è la totale mancanza di attenzione al piano per l’ammodernamento del diritto delle società società e del governo societario in Europa, adottato il 12 settembre 2012 dalla Commissione Europea. Di questo non se ne è occupato nessuno, e c’è quindi da aspettarsi che, in mancanza di doverose sollecitazioni, il prossimo governo del Paese continuerà ad abbandonare il nostro diritto societario all’autoregolamentazione, alla normazione secondaria da parte delle agenzie di vigilanza e infine a interventi, sovente sconcertanti, della magistratura inquirente. I due recenti fenomeni sopra descritti fanno solo parte di una lunga serie di sintomi del malanno di cui soffre il nostro Paese, che è decisamente peggiorato nel tempo: la mancanza di certezza del diritto. Non è dunque solo in discussione la sovrabbondanza delle norme che riguardano i cittadini e le imprese, quanto piuttosto l’assoluto disordine nella loro applicazione. Non v’è infatti ormai una questione importante della vita economica e sociale, che non abbia un risvolto giudiziario, tanto da far giocare ai magistrati un ruolo talvolta inappropriato, ma sempre centrale anche nell’economia del Paese. A loro si sono poi aggiunte le autorità indipendenti, in singolare mimetismo con la magistratura, sia nelle strutture, sia nei modi di funzionamento. Ne deriva una conclusione di estrema gravità e che dovrebbe essere al centro delle considerazioni politiche di tutti i cittadini. Essa consiste nel fatto che, soprattutto in economia, la maggior parte delle funzioni politiche sono sottratte alle competenze del governo e la frammentazione e decomposizione dello Stato fa sorgere, in tutte le diverse forme di organizzazione in cui esso non necessariamente si articola, un’alternativa volontà di potere, che viene così esercitata nell’incertezza totale della legittimazione di chi di tali poteri si appropria. La grave conseguenza è che la stessa certezza del diritto soggiace alla regola del più forte in un sistema che è sempre meno gerarchico e sempre più di relazione, con corrivi e inquietanti riflessi con il mondo dell’informazione. Mi si potrebbe a questo punto obiettare che la principale ragione di ciò consiste nel fatto che l’economia globalizzata, retta invece che da norme inderogabile e che danno certezza del diritto, da quella sorta di nuova “lex mercatoria” che è altro non è se non il diritto dei contratti imposti dal feudalismo dei poteri finanziari internazionali, che tendono a privatizzare lo stesso potere degli Stati. Sarebbe facile rispondere che basta leggere le auree pagine della “Filosofia del diritto” di Hegel, quando sottlinea che il diritto privato è il momento negativo dello Stato del diritto, e che la sua supremazia non dà di per sé alcuna certezza, né ai cittadini, né alle imprese. E varrebbe forse anche allora avere un ulteriore certezza, della validità della diagnosi helegiana nelle lucide e quasi insospettabili pagine del Leviatano di Thomas Hobbes, quando descrive le “società parziali” come sistemi diretti alla conquista del potere, che “tolgono la spada dalle mani del governo” e non danno nessuna sicurezza al popolo. I conflitti nascono con eguale devastazione della democrazia fra poteri riconosciuti dello Stato, non solo e non tanto tra i tre maggiori, che tendono a invadere reciprocamente il campo altrui, ma in misura ancor peggiore fra organi indipendenti, deputati a vigilare e non a perseguire volontà di potere, a tutto danno di un sistema civile ed economico, travolto e impossibilitato a crescere dall’incertezza del diritto e dal conflittuale dominio di tutte le “società parziali”.

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