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CRIBIS D&B: NEL 2014 IN ITALIA CHIUSE 3.823 IMPRESE, + 5% IN UN ANNO.

Nel primo trimestre del 2014 in Italia hanno chiuso i battenti 3.823 imprese, esattamente 186 casi in più rispetto ai primi tre mesi del 2013, un aumento del 5% in un solo anno. In media sono fallite 58 imprese ogni giorno (considerando le sole giornate lavorative), due ogni ora. E’ la drammatica fotografia dell’Analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata al primo trimestre 2014, realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information. Dal 2009 ad oggi il numero di fallimenti registrati nella prima parte dell’anno è in costante crescita. Erano 2.202 nel 2009, 2.825 nel 2010, 2.988 nel 2011, 3.212 nel 2012, 3.637 nel 2013. Rispetto a marzo 2009 la percentuale è aumentata del 74%. In cinque anni si contano complessivamente circa 64 mila imprese chiuse, in un trend di costante aumento nel corso delle rilevazioni trimestrali. Il numero attuale dei fallimenti è però in calo rispetto al quarto trimestre 2013, che si è chiuso con il record di 4.257 fallimenti (+14% rispetto al quarto trimestre 2012, +39% rispetto allo stesso periodo del 2009), il dato più alto degli ultimi quattro. “Nonostante alcuni timidi segnali di miglioramento rispetto all’anno appena concluso il conto dei fallimenti mostra una situazione ancora molto preoccupante per la situazione delle imprese – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Il primo trimestre 2014, dopo cinque anni caratterizzati da un trend di peggioramento, registra un nuovo picco, lanciando un allarme sulla capacità di resistenza del tessuto produttivo di fronte al perdurare della crisi”. “Purtroppo noi non siamo stupiti – prosegue Preti – A marzo 2014, l’andamento dei pagamenti commerciali, che rappresentano la fotografia più affidabile e esaustiva dello stato di salute delle imprese, mostra come solo il 38% delle imprese italiane paghi puntualmente le fatture ai fornitori. In aumento invece i pagamenti oltre il mese di ritardo, giunti al 16% del totale. Questi dati dimostrano come una parte delle imprese italiane non riesca a uscire dalla crisi e, non potendo più rispettare i propri impegni di pagamento, si incammina verso la chiusura volontaria o il fallimento”.
L’analisi territoriale Nella prima parte del 2014 la Lombardia si conferma la regione d’Italia in cui si registra il maggior numero di fallimenti, con 883 casi, pari al 22,6% del totale nazionale. Dal 2009 ad oggi solamente in questa regione si contano 14.032 imprese chiuse. La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese e alla localizzazione dei settori in maggiore sofferenza nei diversi territori. La seconda regione più colpita è il Lazio, con 395 imprese chiuse nel 2014, la terza la Campania con 326. Nelle prime dieci posizioni, seguono poi la Toscana (305), il Veneto (302), l’Emilia Romagna (277), il Piemonte (270), la Sicilia (223), la Puglia (198) e le Marche (154). All’ultimo posto della classifica c’è Aosta con solo 4 fallimenti, ma con una incidenza delle sue imprese di solo lo 0,1% sul totale Italia. I settori merceologici L’edilizia e il commercio sono i macrosettori più colpiti dai fallimenti nel 2014. Nel settore edile si contano ben 804 imprese fallite in questi primi 3 mesi dell’anno. Il comparto in maggiore sofferenza è quello della “costruzione di edifici”, in cui si registrano 486 fallimenti, a cui si aggiungono i 318 “installatori” che hanno portato i libri in Tribunale. In correlazione, si segnalano anche i 199 casi della “locazione immobiliare”. Appare molto critica però anche la situazione del commercio, che registra 500 fallimenti nelle vendite all’ingrosso e quasi altrettante in quelle al dettaglio. Analizzando i singoli settori, nel commercio all’ingrosso hanno fermato l’attività 291 imprese del “commercio all’ingrosso di beni durevoli” e 208 del “commercio all’ingrosso di beni non durevoli”. Nel commercio al dettaglio, invece, hanno abbassato la saracinesca 167 “ristoranti e bar”, 129 imprese di “abbigliamento e accessori”, 103 negozi di generi “vari”, 49 negozi di “arredamento e articoli per la casa”, 55 da negozi di “alimentari”. Tra gli altri settori si segnalano i numerosi casi del settore produttivo: nel 2014 si registrano 189 fallimenti nell’”industria di manufatti in metallo”, 79 nell’”industria di macchinari industriali e computer”, 64 nelle ”industrie della lavorazione del vetro e della pietra”, 46 nelle “industrie tipografiche industriali”, 46 nella “industria delle attrezzature elettriche ed elettroniche”

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