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Edilizia a Genova: cala la sicurezza sul lavoro, aumenta la malavita.

La crisi certo non aiuta un comparto già in crisi, dove le aziende cercano di prendere il lavoro abbassando i costi e scaricando tutto il peso sulla forza lavoro. Aumenta infatti la percentuale di lavoratori in nero, diminuisce la qualità del lavoro, con scarse garanzie per la tutela nei cantieri, mancanza di corsi di formazione sulla sicurezza e, fenomeno grave, si affaccia la possibilità di infiltrazioni da parte delle mafie.

La flessione degli investimenti sembra continuare oltre il 34% dello scorso anno e al livello occupazionale già 700 lavoratori in meno si sono iscritti alla cassa edile (quasi 1300 in due anni). La situazione si può rivalutare cercando – come sta facendo Assedil – di coinvolgere le istituzioni in investimenti su "piccoli" appalti, in modo da interessare le piccole e medie aziende genovesi, in forte crisi. Anche per scongiurare ed evitare che le mafie riescano a coinvolgere le aziende, così ferme, nei giri di denaro da "ripulire". Si cadrebbe, così, in una spirale di abbandono del settore da cui sarebbe difficile uscirne sia dal punto di vista economico che legale.

Il piano casa varato dal governo, purtroppo, nel genovese non è servito a molto visto che la parte riguardante l’aumento di volume non è applicabile sul territorio (solo un 10% di casi può estendere la propria abitazione). Il direttore dell’Assedil ribadisce la necessità di un cambio di leggi regionali in questo senso e annuncia per settembre la convocazione degli "stati generali" del comparto edile. Sono coinvolti tutti: aziende, artigiani, sindacati e rappresentanti dei lavoratori.

Ognuno con le proprie esigenze, uniti per la ripresa di un settore chiave dell’economia ligure. Per i lavoratori forte sarà la necessità di garantire più sicurezza nei cantieri, evitare la piaga del lavoro nero e i ritmi insostenibili che aumentano la competitività a discapito della qualità del lavoro e del rispetto della normativa in materia di sicurezza.

Per gli imprenditori, invece, forte sarà l’impegno a chiedere alle istituzioni un tavolo di discussione e soluzioni che riporti fuori dal tunnel o che, almeno, faccia intravedere la luce. 

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