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LA DIFFERENZAZIONE COME STRUMENTO DI GESTIONE DEL BUSINESS E DELLE PERSONE

Che cosa rappresenta la differenziazione nel mondo economico che stiamo vivendo? Che cosa significa differenziare?

Le aziende vincono quando i loro manager fanno una distinzione netta e significativa tra business e persone che danno una performance eccellente e business e persone che danno una performance inadeguata, quando sviluppano i più forti ed eliminano i meno redditizi.

Al contrario le aziende soffrono quando tutti i business e tutte le persone vengono trattate allo stesso modo e quando gli incentivi vengono distribuiti a pioggia.

Se utilizzata correttamente, la differenziazione costituisce un modo efficiente ed efficace per gestire l’azienda ed allo stesso tempo anche lo strumento più equo.

Differenziare significa avere a disposizione denaro, persone e tempo e dovere allocare investendo queste risorse dove il ritorno è più elevato.

Esiste una differenziazione come strumento per gestire i diversi business e come strumento per gestire le persone.

Per quanto riguarda il business occorre, in estrema sintesi, sapere che le aziende si compongono di un software ed un hardware: il software sono le persone, l’hardware è qualcosa di più complesso perché dipende dalle dimensioni; se l’azienda è grande l’hardware è composto da tipi di business e linee di prodotto.

In questi casi differenziazione significa individuare e distinguere business forti o deboli ed investire di conseguenza: i business forti sono quelli che permettono una crescita delle vendite a 2 cifre ovvero business che assicurano tassi di rendimento sui flussi di cassa.

Quando il mondo economico era meno competitivo era ancora possibile lavorare in aziende senza applicare una differenziazione spinta tra i vari business, ma con la globalizzazione i manager di tutti i livelli devono fare scelte difficili e conviverci.

Passiamo ora a trattare l’argomento più controverso: la differenziazione tra i dipendenti.

Questo è un processo che imporrebbe ai manager di valutare i loro collaboratori e di suddividerli in 3 categorie in base alle performance: il 20% dei migliori, il 70% dei medi e il 10% degli scadenti.

Quando la differenziazione tra le persone è reale il 20% dei più bravi riceve bonus, stock option, gratificazione formazione e ricompense per il portafoglio e lo spirito.

Questi sono i migliori e vengono trattati come tali.

Il 70% che da una performance intermedia è oggetto di trattamenti diversi; questo gruppo di collaboratori è preziosissimo per qualunque azienda, non si può operare senza il loro impegno la loro energia e la loro competenza, essi costituiscono la maggioranza dei dipendenti.

La maggiore difficoltà in questo schema di differenziazione sta nel tenere coinvolti e motivati i componenti di questo ostico 70%; ecco perché la gestione del 70% si fonda prevalentemente nella formazione, feedback positivo ed una accurata definizione degli obiettivi.

Se alcuni appartenenti a questo gruppo appaiono promettenti questi andrebbero fatti ruotare su diverse funzioni per accrescerne le esperienze e le conoscenze.

Per essere chiari, gestire il 70% degli intermedi non significa salvare i bad performer dal 10% dei peggiori; la differenziazione, se mai, consiste nell’utilizzare selettivamente quel 70% e nell’identificare coloro che presentano un potenziale e svilupparli. Ma tutti i componenti del 70% degli intermedi vanno motivati e fatti sentire pienamente a loro agio.

Quanto al 10% degli scadenti che risulta dal processo di differenziazione dovrebbero andarsene semplicemente: licenziare le persone è più facile a dirsi che a farsi. Ma se si ha un’organizzazione trasparente con delle chiare aspettative di performance ed un processo strutturato di valutazione delle prestazioni, i componenti dell’ultimo 10% arrivano a conoscere quasi sempre i propri limiti. Quando glielo fate notare in genere se ne vanno prima di essere invitati a farlo. Nessuno vuole restare in una organizzazione in cui è poco apprezzato.

Per sommi capi è così che dovrebbe funzionare la differenziazione.

Essa è qualcosa che esiste già in natura e la applichiamo anche noi da ragazzi quando giochiamo ad un gioco di squadra ( il calcio ad esempio).

Quando si facevano le squadre i più bravi venivano scelti per primi, quelli così così venivano messi nelle posizioni più facili.

I più bravi volevano sempre rimanere in campo, quelli intermedi facevano di tutto per progredire, e a volte ci riuscivano ed i meno atletici trovavano spesso delle passioni alternative che amavano ed in cui eccellevano.

Non tutti possono essere dei grandi giocatori e non tutti i grandi giocatori possono essere dei grandi manager dei grandi programmatori informatici o dei grandi musicisti.

Ognuno di noi è particolarmente bravo in qualcosa e siamo felici ed appagati quando riusciamo a fare quella cosa lì.

Questa regola vale in ogni campo.

Fonte: www.spheragroup.it

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